il Giornale, 17 giugno 2018
Il bluff della Steve Jobs donna (che rischia 20 anni di galera)
Voleva essere la democratizzatrice del sangue ma sembra che alla fine sta stata soltanto una Dracula come tanti, solo più vorace. Una truffatrice, una pasticciona, nella migliore delle ipotesi una sognatrice senza materia prima. Altro che la Steve Jobs in gonnella, come pure sperava di essere ricordata. Che poi della gonnella Elizabeth Holmes faceva volentieri a meno. Preferiva le giacche scure e i maglioni a collo alto, che le davano quell’aria così ieratica. Al resto pensavano i capelli biondi e gli occhioni verdi.
Elizabeth, nata a Washington il 3 febbraio 1984, è la fondatrice e la ceo della Theranos, un’azienda che nella Silicon Valley era considerata la Apple della salute. Prometteva analisi di laboratorio efficaci con poca spesa e una sola goccia di sangue. Ma gli esami erano affidabili come un gratta e vinci. Pochi giorni fa lei e l’ex direttore generale dell’azienda Ramesh Balwani sono stati incriminati da una corte federale per undici capi d’accusa relativi a una frode informatica ai danni degli investitori e dei clienti. Rischiando multe a nove zeri e venti anni di galera.
La bionda Holmes aveva fondato la Theranos nel 2003 senza un dollaro in tasca. Ma l’utopia di rendere le analisi del sangue rapide ed economiche aveva illuso molti che fosse una buona idea mettere soldi in quell’impresa. La ragazza, infatti, aveva modi convincenti, uno sguardo limpido e visionario, parole da rivoluzionaria. In pochi mesi aveva raggiunto i 6 milioni di finanziamento, nel 2010 il capitale era di oltre 92 milioni, il valore dell’azienda schizzato fino a 9 miliardi. Nella sua rete era finito anche l’ex segretario di Stato George Shultz, che lei aveva conosciuto e convinto a entrare asseime a Henry Kissinger in quello che in seguito sarebbe stato definito «il board più illustre nella storia delle aziende americane». Il 2014 era stato l’anno della consacrazione di Elizabeth: le copertine di importanti riviste come Forbes e Fortune, poi finalmente qualcuno aveva pronunciato le parole che lei da almeno un decennio sognava di ascoltare sul suo conto: «La nuova Steve Jobs». La ragazza era anche finita nella lista delle 40 personalità «under 40» più influenti del mondo. Andatevela a guardare quella lista: ci sono Matteo Renzi, Marissa Meyer, vicepresidente di Google e amministratrice delegata di Yahoo!, da cui dovette poi dimettersi con l’accusa di non aver fatto di tutto per proteggere i dati degli utenti dalle intrusioni degli hacker. E anche per Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, che in quella classifica spicca nelle posizioni altissime, non sono state rose e fiori negli ultimi tempi.
Ma certo la caduta della trentaquattrenne Holmes fa rumore. È sanguinosa, diremmo. I suoi guai sono iniziati al culmine della sua gloria, nel 2015, quando un giornalista del Wall Stree Journal viene a sapere da un ex dipendente di Theranos – che la tanto sbandierata tecnologia Edison su cui si basa la possibilità di fare i test del sangue con poche gocce di sangue e pochi dollari in qualsiasi farmacia, semplicemente non funziona. E pensare che la startup era nel frattempo riuscita a stipulare anche un monumentale contratto di fornitura con il colosso della Gdo Walgreens per fare gli esami del sangue anche al supermercato. Elizabeth ha raggirato i clienti, comprensibilmente attratti dalla diagnostica low cost, e gli investitori, che hanno messo soldi su una favola in cui nessuno è vissuto, alla fine, felice, sano e contento.