La Stampa, 16 giugno 2018
Diaspore, alleanze e nuovi traffici: così la Jihad si riorganizza in Africa
Diaspore, fusioni, scissioni, alleanze criminali e finanche «resurrezioni». La geografia del terrorismo in Africa è protagonista di mutazioni veloci e sovrapposte tali da rendere complicata una mappatura puntuale del territorio e dei potenziali rischi.
Il raid in Libia da parte di Africom conferma il ritorno di prepotenza sulla scena di al Qaeda in Maghreb (Aqim), nato nel 2007 dal vecchio gruppo salafita algerino per la «chiamata al combattimento». Eclissato da Ansar al Sharia e, soprattutto, dello Stato islamico, è riemerso due anni fa con un attentato alla spiaggia di Grand Bassam in Costa d’Avorio, in cui sono rimaste uccise 19 persone, e uno a una raffineria in Algeria meridionale.
Alleanze jihadiste
Dopo la caduta di Sirte, terza capitale del califfato di Abu Baku al-Baghdadi, si è riproposta nel ruolo di raccordo tra reduci e nuovi adepti. Ecco il perché, probabilmente, della presenza di Musa Abu Dawud, alto grado di Aqim, a Bani Walid, nuovo feudo Isis nell’entroterra libico. All’incirca dove hanno colpito gli Usa «eliminando» un altro esponente di spicco. Non è escluso che gli americani fossero sulle tracce di Mokhtar Belmokhtar, storico capo di Aqim soprannominato «il guercio» per aver perso un occhio in battaglia. Dato per morto nel 2013, 2015 e 2016, è stato lui in persona a dare il permesso al suo braccio destro, Yahya Abu al-Hammam, a cooperare con l’Isis pur rimanendo fedele al leader qaedista Ayman al-Zawahiri.
Ebbene, secondo fonti della sicurezza libica, «il guercio» è vivo, seppur non goda di ottima salute. Il suo indebolimento (o il crederlo morto) però ha spinto alla sua ostracizzazione dal consiglio degli anziani e alla confluenza di un nutrito gruppo di Aqim con altre tre formazioni, come Ansar Dine, sotto la sigla Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (Gruppo per il sostegno dell’Islam e dei musulmani). Una cupola che opera soprattutto in Mali, Algeria, Mauritania, Burkina Faso e Niger.
Il nuovo Isis
Bani Walid, abbiamo detto, rimane la roccaforte libica dell’Isis, dove convergono reduci di Sirte e figli della «jihaspora», la diaspora dei jihadisti del califfato tra Iraq e Siria. Ci sono inoltre terroristi tunisini e marocchini che costituivano la dirigenza della Sirte occupata. Bandiere nere sventolano anche in Somalia, circa trecento miliziani arroccati tra le montagne di Possasso, nel Puntland, e giunti dallo Yemen o dalla direttrice del 30 esimo meridiano partendo dal Sinai. Nella penisola egiziana opera Ansar Bayt al-Maqdis, fedele al califfo e autrice di attentati contro obiettivi cristiani, mentre una sua diramazione opera in Palestina. A dimostrazione della fluidità geoterroristica occorre ricordare come l’Isis sia attiva anche in Sahel con Islamic State in the Greater Sahara, autore di almeno uno dei due attentati a Ouagadogou, in Burkina Faso.
Inoltre sono stati lealisti dell’Isis gli autori dell’imboscata del 4 ottobre a Tongo Tongo in Niger, costata la vita a quattro militari statunitensi. Riposizionamento reso possibile dal giuramento di fedeltà al califfato fatto da Boko Haram, che dilaga tra Camerun e Nigeria, oltre alle “coperture” in Sudan, dove nel 2016 è stato scovato Moez Fezzani, detto Abu Nassim, il reclutatore dell’Isis in Italia. In Africa orientale il principale attore rimane Al-Shabaab, erede delle Corti islamiche somale che parla il linguaggio delle bombe e della mafia. E che spazia in Kenya e – ed questa è la novità – in Mozambico.
Le holding criminali
La mappatura, per quanto fluida, descrive un sorta di morsa che tiene in pugno gran parte dell’Africa, sovrapponendosi ai traffici criminali che percorrono il decimo parallelo, la cosiddetta Highway 10, da Guinea Bissau al Corno d’Africa, convergendo a nord dal Niger. Il fenomeno è stato descritto da Europol, Interpol e Unodc attraverso il concetto di policriminalità, reti criminali che sfruttano i medesimi canali di traffico e in cui convergono diversi “prodotti”: esseri umani, droga, armi e jihad. E che trovano come sbocco naturale il Mediterraneo.