La Stampa, 16 giugno 2018
Valencia dalla corruzione alla solidarietà. Aquarius dona una seconda vita alla città
Prima ancora di arrivare l’Aquarius ha già fatto un piccolo miracolo: cambiare la fama di Valencia, basta corruzione, ora è il momento della solidarietà. Sintesi schematica di una trasformazione che è ovviamente molto più sfumata. Con comprensibile fastidio dei suoi abitanti, Valencia è stata chiamata per anni la capitale spagnola della corruzione. Una definizione ingenerosa, sommaria, ma con qualche solida base: praticamente tutte le trame a base di mazzette che hanno riempito le cronache della Pensiola iberica sono passate da queste parti.
Lasciata alle spalle quell’epoca di grandeur dal retrogusto illegale, oggi la città torna in prima pagina con un altro volto: quella del «porto aperto», il molo che domani, almeno di altri imprevisti, vedrà sbarcare finalmente l’Aquarius. In quella che fu la Marina della Coppa America di vela del 2007 i preparativi sono a buon punto. Il dispositivo prevede l’impiego di mille persone, tra medici, interpreti, psicologi e operatori sociali: «Più di un professionista per ogni migrante in arrivo», dice la Croce Rossa.
Il salvataggio tragico
Le telecamere dovranno restare a 200 metri di distanza e sarà impedito ogni contatto mediatico con i passeggeri della nave, «sono stremati», avvertono i responsabili del dispostivo. E la notizia arrivata ieri conferma la portata tragica dell’evento: durante il salvataggio dei migranti, sabato scorso, due persone sarebbero morte. Molti degli attuali passeggeri, inoltre, sarebbero stati recuperati direttamente dall’acqua. Dopo aver superato le Bocche di Bonifacio in una notte di burrasca, il convoglio composto dall’Aquarius e dalle due navi italiane che la accompagnano procede in acque più tranquille. L’arrivo previsto è per le 11 di domani mattina.
Formula 1 e visita del Papa
Nelle stesse ore alla Città giudiziaria sfilano i potenti di un tempo che si gettano fango a vicenda. E non si tratta di vicende locali, come dimostra la caduta del governo di Mariano Rajoy dovuta a uno scandalo con radici valenziane (la cosiddetta trama Gurtel). L’elenco delle malefatte dei governanti di questa magnifica città mediterranea è lungo. Praticamente tutti i governatori degli ultimi anni sono finiti male, chi in carcere, chi quasi. Idem i presidenti della provincia e i sindaci. Il crollo di Valencia è stato tanto fragoroso quanto repentino. Prima di scandali e manette, la città era stata il simbolo del boom economico nell’era di José Maria Aznar, basato soprattutto sull’immobiliare. La «burbuja» (la bolla) edilizia aveva coinvolto tutta la costa, per centinaia di chilometri si costruiva tanto e si vendeva di più grazie a mutui troppo agevolati, e gli stranieri investivano senza sosta e anche chi non poteva aveva a portata di mano il sogno della casa al mare. Parallelamente, la città viveva anni di grandeur che sfociava spesso e volentieri nella megalomania. Il Partito Popolare che con Aznar qui aveva trovato il suo unico accesso al Mediterraneo, aveva fatto di Valencia la vetrina della rincorsa spagnola. Simbolo di quegli anni è sicuramente Santiago Calatrava, architetto (valenziano) celebrato e discusso in tutto il mondo, profeta in patria grazie a opere mastodontiche, come Città delle Arti e delle Scienze di Valencia, il centro dei Congressi di Castellon e molti altri. Politica, progettisti e costruttori erano una cosa solo: il partito di Aznar e poi di Rajoy celebrava comizi faraonici, nelle stesse strutture che aveva consentito di costruire. Le inchieste giudiziarie degli ultimi anni hanno consentito di capire come si mantenesse quel mondo luccicante: ogni occasione è stata buona per guadagnare qualcosa per il partito, Valencia doveva ospitare tutto quello che era possibile ospitare e su ogni cosa c’era la ricompensa per i politici: la Coppa America, il Gran Premio di Formula 1, i Giochi del Mediterraneo. Nemmeno la visita di Papa Benedetto XVI è sfuggita agli appetiti: dall’installazione degli schermi alle ringhiere, tutto era stato assegnato ai fornitori della lobby che poi finanziavano la campagna elettorale. Prima ancora della magistratura era stata la crisi a far crollare le illusioni, le immagini delle costruzioni vista mare lasciate a metà, sono la fotografia di anni terribili per la Spagna. Nel 2016 il Partito Popolare è stato punito alle urne, il Comune e la Regione sono ora amministrate da un’alleanza formata da tre partiti: i socialisti, Podemos e i regionalisti di Compromis, i grandi accusatori della destra, che hanno cercato di invertire la fama. Quando il governo spagnolo è finito nelle mani dei socialisti di Pedro Sanchez, appena due settimane fa, è quasi naturale la scelta: «Valencia porto aperto», arriva l’Aquarius.