il Fatto Quotidiano, 16 giugno 2018
Autogol alla Duma: «Ragazze, niente sesso con stranieri»
La Duma di Mosca ha segnato il primo autogol dei Mondiali 2018. “Non fate sesso con gli stranieri. Dobbiamo far nascere bambini russi”. Tamara Pletnyova, del Comitato per la famiglia, dà consigli alle donne russe via radio. “Se gli uomini sono della nostra stessa razza va bene, ma non se sono di una diversa. I figli delle coppie miste nati dopo l’Olimpiade dell’80 soffrono sin dai tempi dell’URSS”. Pletnyova ha specificato: “Non sono una nazionalista”.
“Non abbracciateli, potrebbero avere delle malattie”. Aleksander Sherin, deputato del Comitato Difesa, fornisce un assist alla compagna di squadra: i tifosi in arrivo “diffondono malattie”. Non accettate gomme o sigarette dagli stranieri, evitate “l’abitudine russa di baciare in segno di saluto”, il paese non può forzare i turisti a “fare docce al cloro, perché vengono in Russia, non in un campo di concentramento tedesco”. La Duma, come una curva, si infiamma. Contrattacco ai divieti e ai niet: fate sesso, fate bambini, fate souvenir. Mikhail Degtyaryov, del Comitato per sport, turismo e gioventù, tira dritto nella porta avversaria in nome del tasso di natalità in crollo nella Federazione. “Più storie d’amore miste ci saranno, più bambini avremo” ha esclamato. E “questi bambini ricorderanno che i loro genitori si sono innamorati in Russia ai Mondiali 2018. Speriamo che ci siano tante storie d’amore e bambini multirazziali”. Cartellino giallo. Alexei Smertin, ispettore anti-razzismo dell’Unione del calcio russo, commenta le parole dei colleghi solo con “niet, niet, niet”, tre no, e va ad inaugurare la “Casa della diversità” aperta per l’occasione. I russi amano vincere. Le guerre, le partite, ma soprattutto le narrazioni. Ai Mondiali vogliono trionfare più fuori che dentro al campo. Bisogna denuclearizzare lo spirito nazionale: ammorbidire l’immagine da uomini con occhi e cuori di ghiaccio, le caricature che li dipingono come orsi con la balalaika, col kalashnikov o con la mazze da hockey. Russia, sorridi allo straniero, se proprio non vuoi farci l’amore.
Le Ferrovie e le metro di Mosca stanno facendo “corsi di sorriso” ai loro dipendenti con l’aiuto degli psicologi. Tra sudori freddi, affanno e tornei, anche discorsi da spogliatoio. I media statali interrogano gli allenatori: “Il sesso prepartita ai giocatori fa bene o male?”. Intanto il Patriarca ortodosso Kirill pregherà “per un miracolo”, cioè la vittoria della nazionale. Per le strade di Mosca ultras, ma anche attivisti per libertà sessuale e diritti dei gay: “in Cecenia li torturano”, dicono, mentre i russi condividono il selfie di Salah con Kadyrov, il re di Grosny.
Quando il Cremlino si accorge dell’autogol dei suoi deputati, è troppo tardi per difendere la porta. Fischia l’arbitro – il portavoce del presidente, Dimitry Peskov- e ferma la partita: “Le donne russe sanno decidere da sole” sui rapporti sessuali, “queste informazioni non dovrebbero avere lo status di notizie”. Peskov ricorda “che lo slogan di questi Mondiali è no al razzismo”, che “nel calcio non c’è politica”, quindi ragazzi, prendete le vostre palle, palloni e balle e tornate a giocare.