Corriere della Sera, 16 giugno 2018
L’inaugurazione dei Mondiali salvata dalla Gialappa’s band
La partita inaugurale dei Mondiali di Russia 2018 era così scarsa (i padroni di casa contro l’Arabia Saudita), che se non ci fosse stata la Gialappa’s band avrei spento il televisore dopo il primo gol (Mediaset, canale 34 del dtt).
Eccoli ancora lì, eterni ragazzoni, a raccontarci i gollonzi, a prendere in giro gli ospiti in studio, a stravolgere il senso di quanto le immagini stanno offrendo. Me li ricordo – Giorgio Gherarducci, Marco Santini, Carlo Taranto – in uno studio radiofonico della Rai di Corso Sempione (era il mondiale del 1994, quello vinto dal Brasile sull’Italia ai calci di rigore) e sono sicuro che d’allora non sono cambiati. La loro fortuna è stata quella di non mostrarsi mai, di agire nel retroscena, di essere voce e non corpo.
L’altro ieri ospitavano nel loro salottino, oltre alle solite improbabili delegazioni delle due squadre, Nicola Savino, Ilary Blasi e il mago Forrest che conducono, sempre su Mediaset, «Balalaika – Dalla Russia col pallone». C’era soprattutto Ciccio Graziani, vecchio cuore granata e vittima sacrificale. I tre hanno infierito su di lui, ricordando persino quella tragica partita contro il Borussia Mönchengladbach, quando Graziani difese la porta del Toro dopo l’espulsione di Castellini, Caporale e Zaccarelli (era il 1976, che ricordi!). Per fortuna, Ciccio sa rispondere per le rime, nonostante l’improbabile giacca.
Ogni volta che sento i Gialappi mi chiedo come Mediaset abbia potuto smantellare il varietà più innovativo e divertente della sua storia, «Mai dire gol», un programma che ne ha generati molti altri. Fatte le debite proporzioni, era il nostro «Saturday Night Live», era il luogo, tanto per fare degli esempi, dove Teo Teocoli, Gene Gnocchi, Aldo Giovanni e Giacomo hanno dato il meglio di sé. Dopo Sanremo, dopo il «Grande fratello», dopo varie peregrinazioni, i Gialappi sono tornati al calcio, loro cresciuti a pane e Gazzetta.