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 2018  giugno 16 Sabato calendario

Rita Ora: il pop è bisex

«Scusa, mi metto gli orecchini. Non si può fare un’intervista senza». Ride Rita Ora: fresca e ironica quanto i pendenti che sberluccicano e i capelli che si è tinta di rosso. «Ai fan sono piaciuti. Sui social ha vinto la novità rispetto al ritorno al biondo».
Kosovara trapiantata a Londra quando aveva ancora il biberon e la sua famiglia fuggiva dalla disgregazione della ex Jugoslavia, la popstar lanciata da Jay-Z (si dice che sia lei l’amante rinfacciata da Beyoncé al marito in Lemonade) è capace di cambiare registro rapidamente. Si fa seria quando parla della sua Girls, nuovo singolo in collaborazione con Charlie XCX, Cardi B e Bebe Rexha. «È l’anteprima dell’album che uscirà in autunno e visto che compio gli anni il 26 novembre magari ci sarà una doppia festa… Lo spunto è che volevo essere sincera, raccontare la mia storia, anche se la gente può rimanere scioccata. Mi sono promessa che non avrei nascosto nulla e non l’ho fatto».
Tra le cose che non ha nascosto anche la sua bisessualità. Nel testo di «Girls» si definisce 50 e 50...
«È stato liberatorio. Anche se qualcuno potrebbe non approvare il modo in cui espongo il mio viaggio personale, il fatto che il tema entri nel dibattito è importante. Ci sono ragazze più giovani di me che sono confuse sulla loro sessualità: non devono avere nulla di cui vergognarsi. Vorrei che pensassero “se ne parla Rita, allora posso parlarne anche io”».
Quando era una teenager non c’erano esempi così.
«Ancora oggi non è facile affrontare questi argomenti. Crescendo ho avuto attorno molti uomini gay e mi reputo fortunata: mi hanno mostrato come si possa essere a proprio agio esprimendo se stessi. Senza di loro non sarei qui oggi».
Per interpretare la canzone ha messo assieme una squadra al femminile. Come ha scelto le compagne?
«Voglio bene a tutte e tre, ognuna di loro con il proprio mondo e la propria personalità. Conosco Charlie da tempo, lei sa tutto della mia vita sentimentale e amorosa, quindi ha capito subito il tema della canzone. Bebe l’ho conosciuta per l’occasione, ma mi piaceva il fatto che avessimo le stesse origini (Rexha è nata in America da famiglia albanese, ndr), Cardi è quella che fa arrivare il messaggio con il suo rap: esplicita e diretta».
Cosa l’ha spinta a esporsi?
«Negli ultimi anni sono stata molto ispirata da tutte quelle donne che hanno avuto il coraggio di essere se stesse. Questo è un inno per tutte noi che non abbiamo paura di dominare il mondo».
Lei è nata a Pristina, Bebe Rexha e Dua Lipa hanno famiglie di origini balcaniche. C’è una generazione di popstar che non ha radici nel mondo anglosassone... 
«Al mio debutto ero l’unica. Ero orgogliosa di aver rotto gli schemi. Il merito è di internet: rende tutto più accessibile e l’individualità delle persone è più accettata».
La musica va in questa direzione, ma la politica costruisce muri...
«È folle. È fondamentale che gli artisti combattano: è uno dei pochi posti dove non ci sono muri. Quando ero una ragazzina i miei idoli erano Madonna, Tom Petty e altri che parlavano del loro punto di vista sul mondo nelle loro canzoni. Non è un obbligo, ma la musica è un modo per far conoscere le proprie opinioni».
Nel cinema le donne hanno fatto esplodere lo scandalo delle molestie sessuali. Nella musica non ci sono state denunce a cascata: perché? 
«Ad Hollywood nessuno si aspettava una cosa del genere. È stato choccante, ma le attrici sono sempre sotto controllo di un regista nel cinema. Però credo che certe cose, anche se a me non è mai capitato, accadano anche nella musica. Come del resto in ogni ufficio». 
La sua paura più grande?
«La salute, forse perché mia mamma è un dottore. Sono ipocondriaca, penso sempre si essere ammalata. Ieri sentivo qualcosa in gola e ho subito pensato, portatemi in ospedale, ho la tonsillite…».
Ha un solo like a disposizione, a cosa lo mette?
«Alla libertà di parola. Non perché non esista. Ma una delle cose belle dei social è che tengono accesa quella luce».