Corriere della Sera, 16 giugno 2018
La politica dei porti chiusi convince il 59% degli italiani (e un elettore del Pd su tre)
La settimana è stata dominata dal tema degli sbarchi e dalla vicenda della Aquarius, la nave della Ong Sos Méditerranée che, dopo aver soccorso 629 migranti, si è trovata senza un porto in cui poter sbarcare a causa della chiusura dell’Italia, energicamente sostenuta dal ministro dell’Interno Salvini.
La linea dura ha evidenziato una serie di aspetti, sia in relazione all’Europa, sia in relazione agli equilibri interni. Riguardo all’Europa si tratta non solo dell’apertura di un confronto di un’intensità inusuale sul tema immigrazione, ma anche un percorso che mette in discussione le alleanze storiche e apre al cosiddetto gruppo di Visegrad, che oggi peraltro si allarga all’Austria. Contemporaneamente la posizione di Salvini mette in fibrillazione la Francia che reagisce decisamente sopra le righe; inoltre produce un’inaspettata frizione nel governo tedesco con posizioni piuttosto rigide sul tema da parte del ministro dell’Interno e distanti dalla tradizionale apertura della cancelliera Merkel. Infine smuove le acque nella Commissione Europea, con il commissario Avramopoulos che dichiara: «Non si tratta solo di una responsabilità italiana, maltese o spagnola. È una responsabilità europea e richiede una risposta europea». Comunque la si pensi, è indubbio che Salvini ha messo la questione al centro del dibattito europeo in tutta la sua drammatica evidenza.
Sul piano interno gli effetti sono stati meno deflagranti ma altrettanto vistosi. Salvini infatti si è qualificato come il vero referente del governo, scavalcando il presidente del Consiglio, mettendo in ombra Di Maio, costringendo ad adeguarsi il ministro delle Infrastrutture, il pentastellato Toninelli, cui sarebbe spettata l’ultima parola sulla decisione di chiudere i porti. Ed è emersa la difficoltà di tenuta sul tema del Movimento 5 Stelle, percorso da malumori e distinguo, e in più negli ultimi giorni nel vortice dello scandalo dello stadio di Roma.
Come reagiscono gli italiani di fronte a queste posizioni così esplicite? Intanto bisogna dire che c’è una percezione di contenimento degli arrivi. Se infatti un quarto circa pensa che nel primo semestre 2018 gli sbarchi di migranti siano aumentati rispetto al 2017, c’è un robusto 39% che al contrario ritiene che siano diminuiti. Si tratta di una posizione sostanzialmente trasversale a tutti gli elettorati, con una accentuazione fra gli elettori del Pd che, per quasi il 60%, vedono un contenimento. E d’altronde lo stesso Salvini aveva riconosciuto che il precedente ministro, Marco Minniti, aveva fatto un buon lavoro.
La polemica sui migranti desta grande interesse presso gli italiani, a conferma del fatto che sia un tema nevralgico. Il 63% infatti dichiara di star seguendo la vicenda mentre il 30% ne ha almeno sentito parlare, anche in questo caso con un’attenzione trasversale ai diversi elettorati.
La netta posizione del ministro dell’Interno è condivisa da una netta maggioranza: il 59% apprezza la scelta, contro un 24% che ritiene non si possa rifiutare lo sbarco dei migranti e un 17% che non si esprime. Le opinioni sono certo piuttosto delineate: il centrodestra sostanzialmente granitico, ma anche i pentastellati fortemente favorevoli, con scarsissime sbavature, il che evidenzia che le perplessità per ora sono contenute. Solo gli elettori del Pd e delle altre liste (dove sono prevalenti gli elettori di sinistra) si schierano per la posizione di accoglienza. Ma anche in questo caso con un’importante presenza di posizioni «filosalviniane» intorno a un significativo 30% in entrambi i casi.
Ancora più netta l’adesione rispetto al confronto con l’Europa. La scelta di Salvini di fare la voce grossa in quel consesso è condivisa da oltre due terzi degli intervistati. Il consenso si avvicina al 90% tra gli elettori delle due forze di governo e fra quelli di Forza Italia, ma divide equamente gli elettori delle altre liste. Solo gli elettori del Pd si schierano contro questa scelta poiché il rischio è l’isolamento e l’indebolimento dell’Italia. Ma anche qui più di un quarto condivide la scelta del Ministro dell’Interno. È evidente da questi dati che ha funzionato quello che qualche commentatore ha definito un sussulto di orgoglio nazionale di fronte a parole obiettivamente insultanti usate dai francesi.
In sostanza, la prima uscita «forte» del nuovo governo, su un tema così sensibile, si rivela un successo interno importante. La Lega capitalizzerà sicuramente con una crescita dei consensi nei prossimi giorni. La partita è però non priva di rischi, di cui almeno due sono evidenti. L’apertura del dibattito in Europa probabilmente non creerà un fronte solido: gli interessi del gruppo di Visegrad non prevedono un accoglimento dei migranti sulla base delle quote. Quando i problemi verranno al pettine è probabile che l’Italia fatichi a riscuotere lo stesso successo attuale. L’altro rischio è sul fronte interno: la «marginalizzazione» della componente pentastellata deve essere recuperata, pur in un rapporto ormai paritario tra due forze di cui una ha avuto i maggiori consensi. In caso contrario non è improbabile che si manifesti una difficoltà di tenuta della compagine governativa.