15 giugno 2018
1. STIGLITZ: ''L'ITALIA È SUFFICIENTEMENTE GRANDE, E HA ECONOMISTI BRAVI E CREATIVI, DA STUDIARE UN'USCITA DE FACTO DALL'EURO, INTRODUCENDO UNA DOPPIA MONETA FLESSIBILE'' 2. L'ECONOMISTA PREMIO NOBEL: ''SE SI TIENE LA LINEA DELLA GERMANIA, OVVERO CARICARE IL FARDELLO SUI PAESI DEBOLI, AVREMO PIÙ DOLORE, SOFFERENZA, DISOCCUPAZIONE, E ANCORA MINOR CRESCITA. IL NUOVO GOVERNO ITALIANO PUO' CAMBIARE QUALCOSA? SOLO SE MERKEL...'' 3. PER DRAGHI L'EURO È ''IRREVERSIBILE PERCHÉ È UNA MONETA FORTE E LA GENTE LO VUOLE''. STIGLITZ: ''MA IL PIL ITALIANO DALL'INTRODUZIONE DELLA MONETA UNICA È RIMASTO FERMO. MENTRE QUELLO AMERICANO HA RADDOPPIATO LA SUA GRANDEZZA RISPETTO ALL'EUROZONA''
L'ARTICOLO ORIGINALE: ''L'EURO PUÒ ESSERE SALVATO?'' DI JOSEPH STIGLITZ https://www.project-syndicate.org/commentary/next-euro-crisis-italy-by-joseph-e--stiglitz-2018-06
IL NOBEL STIGLITZ SULL' EURO PARLA COME SAVONA Martino Cervo per ''La Verità''
«Il contraccolpo in Italia è un altro episodio prevedibile (e predetto) della lunga saga di un sistema monetario costruito male, in cui il potere dominante, cioè la Germania, ostacola le necessarie riforme e insiste su politiche che esacerbano i problemi». Utilizzando i criteri recentemente esposti da Sergio Mattarella, il premio Nobel 2001 per l' Economia, Joseph Stiglitz, non potrebbe guidare il Tesoro del governo italiano.
La frase qui riportata è infatti dello studioso americano, che su Project Syndicate ha appena pubblicato il breve saggio «Can the euro be saved?» («Si può salvare l' euro?»). Un contrappunto casuale ma durissimo se paragonato alle parole con cui, inevitabilmente, Mario Draghi ha difeso l' euro come «irreversibile», circostanza che rende «di nessun beneficio il discuterne». Di contro, uno dei massimi economisti viventi parla della moneta unica quasi al passato.
«lo vuole la gente» Draghi ha un passaggio che, non suonasse paradossale, potrebbe essere tacciato di populismo: «L' euro è irreversibile perché è una moneta forte e la gente lo vuole» («People want it», ha scandito). Tale considerazione «vale in entrambi i sensi», ha detto ancora, e cioè sia nei confronti di movimenti euroscettici in Italia sia a riguardo del dibattito aperto in Germania dall' economista Clement Fuest, che con altri colleghi ha chiesto l' introduzione di clausole per un' uscita ordinata dalla moneta unica.
Stiglitz la vede in modo diverso, ed è difficile relegarlo a posizioni di retroguardia o di speculazione politica. Peraltro il Nobel si diffonde ampiamente sul nostro Paese, smentendo la convinzione che la moneta unica «protegga» e rafforzi le economie:
«L' Italia fatica dall' introduzione dell' euro. Il suo Pil reale del 2016 era ai livelli del 2001. Ma neppure l' eurozona se la passa bene. [...] Nel 2000, l' economia statunitense era del 13% più grande di quella dell' eurozona; nel 2016 la differenza è stata del 26%. Se un Paese va male, la colpa è del Paese; se molti Paesi vanno male, la colpa è del sistema. E l' euro è un sistema quasi destinato al fallimento. Ha tolto ai governi i principali meccanismi di aggiustamento (tassi di interesse e di cambio), e anziché creare nuove istituzioni che aiutassero i Paesi a gestire le nuove situazioni, ha imposto restrizioni - spesso basate su teorie economico politiche screditate - su deficit, debito, e anche riforme strutturali».
Da una sponda dell' Atlantico dunque, l' invito a non discutere di ciò che è irreversibile, dall' altra una sentenza non certo nuova al mainstream economico (anzi: solo sui giornali italiani si parla di Savona come di «eretico»), ma comunque pesante: «L' euro avrebbe dovuto portare ricchezza condivisa, che avrebbe spinto l' integrazione europea, ma ha fatto l' opposto». La radice del problema, a giudizio del Nobel che sarebbe comunque favorevole al «salvataggio» della moneta unica, è politica.
«Il problema centrale in un' area monetaria è come correggere i disallineamenti del cambio, come quello che sta colpendo l' Italia. La risposta della Germania è di caricare il fardello sui Paesi deboli, già provati da alta disoccupazione e bassa crescita. Sappiamo a cosa porta una scelta simile: più dolore, più sofferenza, più disoccupazione, e ancora minor crescita».
il nuovo governo La parte finale, poi, è ancora più centrata sull' Italia e sulla situazione creatasi con il nuovo governo gialloblù.
«Qui il sentimento antieuro arriva sia da destra sia da sinistra. [...] Salvini potrebbe utilizzare le minacce negoziali che altrove politici con meno esperienza hanno avuto paura di mettere sul tavolo». Quindi, la parte più intrigante, che sembra quasi contenere un riferimento al progetto dei miniBot di cui La Verità ha spesso parlato, prima che finissero nel programma del centrodestra e in quello di governo.
Dice Stiglitz: «L' Italia è sufficientemente grande, e ha economisti sufficientemente bravi e creativi, da studiare un' uscita de facto, introducendo in sostanza una doppia moneta flessibile che potrebbe aiutare a recuperare ricchezza.
Questo violerebbe le regole dell' eurozona, ma la responsabilità di un' uscita de jure, con tutte le sue conseguenze, sarebbe scaricata su Bruxelles e Francoforte, con l' Italia che conterebbe sulla paralisi dell' Unione europea per scongiurare la rottura finale.
Qualunque fosse l' esito, comunque l' eurozona sarebbe a pezzi». La chiusa è ancora più malinconica del timbro del recente libro di Stiglitz (Come una moneta unica minaccia il futuro dell' Europa, Einaudi 2017): «La Germania e gli altri Paesi possono salvare l' euro [...] Ma, visti i precedenti, non mi aspetto che cambino rispetto al passato».
il paradosso Ovviamente chi abbia ragione tra Draghi e Stiglitz lo dirà solo il tempo. Resta il fatto che, mentre i massimi vertici del pensiero economico mondiale discutono apertamente di una possibile frammentazione dell' eurozona con meno danni possibili, proprio le classi dirigenti più direttamente interessate sembrano considerare un' eresia il solo valutare il problema. Problema che pure investe drammaticamente la sicurezza dei Paesi, del lavoro e del risparmio di milioni di persone. Con un corollario: così facendo, si rischia di dar ragione a chi sostiene che la moneta unica - così com' è - sia incompatibile con la democrazia.
«L' EURO PORTERÀ L' ITALIA AL DISASTRO» SECONDO L' ECONOMISTA POTREMMO LIMITARE I DANNI RICORRENDO AL SISTEMA DELLA DOPPIA VALUTA Antonio Spampinato per “Libero quotidiano”
Il premio Nobel per l' Economia Joseph Stiglitz è da tempo scettico sulla sopravvivenza dell' Eurozona così com' è. Quindi leggere un nuovo articolo in cui tratteggia la (possibile) fine della moneta unica non sorprende affatto. Fa comunque un certo effetto immaginare, come fa lui, che sia l' Italia il Paese-polveriera capace, con una moneta alternativa, di minare l' euro che, conti alla mano, ha fatto più male che bene alla crescita e al benessere collettivo. Non solo del Belpaese ma di tutta l' area, Germania a parte.
L' economista sottolinea come gli italiani, e non solo, vogliono restare in Europa ma sono anche stanchi di austerità e chiedono il ritorno alla prosperità. Ma finché la Germania continua a dire che non si possono avere entrambe le cose c' è solo un risultato possibile: «Più sofferenza, più disoccupazione e anche una crescita più lenta».
Una crescita che però può essere sbloccata da una nuova divisa che si affianchi all' euro, moneta frutto di un «accordo valutario mal progettato».
LA SPALLATA Gli italiani hanno portato al potere un governo che si può definire euroscettico e Stiglitz è tutt' altro che sorpreso: si tratta, sottolinea, di una nuova puntata di una lunga saga che ha accumunato forze politiche molto diverse tra loro. E se non si cambia è sempre responsabilità della Germania, paese su cui l' euro è stato cucito addosso.
Il Nobel ricorda come dall' introduzione della moneta unica l' Italia, comunque terza economia dell' area, ha ottenuto risultati mediocri in termini di crescita. Il Pil del 2016 escludendo l' inflazione è lo stesso di quello del 2001. Un mal comune se si considera l' intera Eurolandia: dal 2008 al 2016 il Pil reale è aumentato di un magrissimo 3%. Frutto della crisi mondiale?
Nel 2000 l' economia statunitense era più grande di quella europea - zona euro - del 13% ma nel 2016 il divario è balzato al 26%. E se nel 2017 l' economia europea è cresciuta di buon passo (+2,4%) ora è tornata a vacillare.
LA RICETTA «Il problema centrale è come correggere i disallineamenti dei tassi di cambio» potenziali, visto che la moneta è uguale per tutti. Per Stiglitz la ricetta tedesca sul taglio del debito porta solo lacrime e sangue. E anche se alla fine tornassimo a crescere con continuità, «il Pil non raggiungerà mai il livello che avrebbe raggiunto se fosse stata perseguita una strategia più sensata».
Aumentare i programmi di investimento pubblici e alzare i salari sarebbe una strategia più sensata ma questo significherebbe spostare l' onere della ripresa sui paesi più forti. Cosa che Berlino non ha nessuna intenzione di fare. I leader politici europei stanno quindi paralizzando il sistema.
Matteo Salvini, leader della Lega e politico esperto, «potrebbe riuscire dove altri hanno fallito, portando avanti minacce concrete. L' Italia è abbastanza grande e ha economisti di buon livello e creativi per gestire una doppia valuta flessibile che potrebbe aiutare a ripristinare la prosperità». Ciò sposterebbe il baricentro da Bruxelles a Francoforte con l' Italia che conta su una paralisi dell' Ue per impedire una rottura definitiva.
Il nostro Paese tornerebbe a crescere ma l' Europa ne uscirebbe a brandelli. Solo la Germania e gli altri Paesi nordeuropei, sostiene Stiglitz, potrebbero evitare tutto questo e salvare l' euro «mostrando più umanità e maggiore flessibilità», ma «avendo visto le prime recite di questo dramma così tante volte, non conto su di loro per cambiare la trama».