Vanity Fair, 15 giugno 2018
Rami Malek: «Mi vesto da Freddie Mercury»
Il tempo per l’intervista è scaduto ma Rami Malek continua a parlare, incurante dell’ufficio stampa che ci sta chiedendo di chiudere la conversazione. «Volevo dirle che, negli ultimi mesi, mentre lavoravo a Londra, continuavo a incontrare italiani per strada e mi fermavano per dirmi quanto gli piace Mr. Robot. Per favore, può scrivere che non vedo l’ora di venirvi a trovare e ringraziarvi tutti?».
Chissà se avrà tempo per farlo davvero. Oggi Rami, nato negli Stati Uniti ma figlio di egiziani, vincitore di un Emmy come miglior attore – grazie, appunto, al personaggio dell’hacker matto e giustiziere di Mr. Robot –, ha orizzonti ben più vasti di una serie tv che, comunque, è stata rinnovata per una quarta stagione.
Il 27 giugno arriva in sala Papillon, remake del film del 1973 di Franklin Schaffner con Steve McQueen e Dustin Hoffman. Il film fu un fenomeno all’epoca, sia per i risultati al botteghino che per il tema che affronta (un uomo ingiustamente condannato all’ergastolo, un penitenziario noto per metodi di atroce violenza), tratto dalla storia vera di Henri Charrière. Le sue memorie furono un best seller e il finale, nel film e nella realtà, spettacolare. Charrière, che si faceva chiamare Papillon perché aveva sul petto un tatuaggio a forma di farfalla, riuscì dopo molti tentativi a evadere dal famigerato «bagno penale» della Guyana francese (la capitale è Cayenne, da cui l’espressione «caienna») per riparare in Venezuela. Nel 1970, il governo francese riconobbe la sua innocenza e lo graziò. Morì tre anni dopo, proprio quando usciva quel film entrato nella cultura popolare al punto che, in Italia, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia girarono con successo una parodia intitolata Farfallon.
Il nuovo Papillon è diretto dal danese Michael Noer, al posto di McQueen/Charrière c’è il bellissimo e muscoloso Charlie Hunnam (King Arthur), al posto di Hoffman (l’amico mingherlino, falsario di mestiere e molto astuto) Rami Malek.
«Abbiamo girato in un luogo splendido e isolatissimo del Montenegro e, benché non fosse esattamente come stare in una vera prigione, ci siamo molto concentrati per fingere che lo fosse», dice Malek, ridendo. «Ho la fortuna di interpretare spesso personaggi in situazioni estreme e ammetto che mi piace molto».
Nonostante l’indiscutibile talento, non è stato facile per Malek trovare un posto al sole. All’inizio della sua carriera, veniva considerato troppo «etnico»: «È stato uno dei molti ostacoli che ho affrontato per realizzare il mio sogno. Ma qualcosa sta cambiando, il bisogno di rappresentare tutti è un’esigenza sempre più sentita. Se così non fosse, avrei continuato con particine da arabo qua e là, e non avrei certo avuto il ruolo da protagonista in Mr. Robot che mi ha cambiato la vita».
La nuova sfida si intitola Bohemian Rhapsody, uno dei film più attesi della prossima stagione: uscirà a novembre. Rami interpreta Freddie Mercury, il frontman dei Queen morto di Aids nel ’91, la regia doveva essere di Bryan Singer (X-Men) che è stato licenziato dalla produzione, non è chiarissimo il perché. Da un lato, Singer non si è presentato sul set per una settimana, dall’altro è stato anche oggetto di diverse accuse di violenza, addirittura su ragazzi minorenni. Sta di fatto che il film lo ha poi concluso un altro regista, Dexter Fletcher.
«Non posso dire di non avere sentito la pressione che c’era intorno al film, anche per quanto riguarda la mia interpretazione. Freddie è un’icona, tutti hanno una loro idea di chi sia e tutti sono convinti che la loro sia l’idea giusta», racconta Malek. «Io ho provato a non fare un’imitazione ma a catturare la sua essenza, è decisamente il lavoro più difficile che mi sia mai capitato, che cosa le devo dire? Ho studiato canto e pianoforte tutti i giorni, guardato e riguardato i video di Freddie, mi sono allenato, ho letto tutto quello che c’era da leggere, insomma ho dato il massimo e spero che il pubblico lo apprezzi».
Freddie era notoriamente gay ma c’era una donna importante nella sua vita: Mary Austin, fidanzata di gioventù, amica fino alla morte, musa. A lei dedicò la canzone Love of my Life. Nel film la interpreta l’attrice Lucy Boynton, che secondo qualche tabloid pettegolo si sarebbe fidanzata sul set con Rami.