il Giornale, 15 giugno 2018
L’uomo che ha trasformato l’invisibile in un business
Clic. Voi pensate che questo gesto quotidiano sia qualcosa di normale. Chiudendo un computer, guidando un’auto, sigillando una borsa. Della quale si guarda la bellezza, non immaginando che a fare la differenza è quello che non c’è. È la stessa cosa che capita passando in mezzo ad un piccolo distretto industriale pieno di fabbrichette, quelle che fanno andare avanti il Paese mentre sopra di loro si discute sul nulla. In una di queste invece il nulla lo prendono, lo plasmano e lo fanno diventare il motore delle nostre giornate. È la forza dell’invisibilità. È il magnetismo.
Nerviano, vicino Rho, alle porte di Milano. Questa è la storia di un’impresa di famiglia che si intreccia a quella di Steve Jobs, proprio lui. L’edificio è bianco, fuori c’è una targa molto semplice che recita «Laboratorio Elettrofisico». Dentro c’è il nulla che è tutto, ovvero un’azienda nata e cresciuta familiare e che si occupa di misurare il magnetismo. Che non è una cosa: è qualcosa che non si vede, è precisione, massima. Dario Zanon è il capo di questo piccolo miracolo quotidiano: la passione l’ha ereditata dal padre che fondò il Laboratorio nel 1959, lui ci ha messo qualche idea in più. Dopo aver letto un libro. Era il 2013: «Stavo tornando dalle Maldive in aereo, ho preso in mano la biografia di Steve Jobs: sono rimasto folgorato. Quando sono atterrato ho detto subito al mio socio: Dobbiamo andare a presentarci ad Apple. Mi ha preso per matto». Ci voleva coraggio solo a pensarlo: «Coraggio? Se è per questo il primo dipendente in America l’ho assunto nell’agosto del 2001. Poi è arrivato l’11 settembre... Diciamo che al coraggio ci siamo abituati».
Riassumendo: la famiglia Zanon guida una fabbrica specializzata, il suo mondo sono le fiere di settore, il suo quotidiano è il business. Gli affari vanno bene e nel 2004 entra un socio per la parte finanziaria: una ventina di dipendenti, una palazzina bianca, una storia italiana. Manca forse solo l’emozione, fino al 2013 e a quel volo dalle Maldive. I primi contatti con Apple arrivano durante un’esposizione ad Orlando, il giorno che Zanon si presenta davvero a Cupertino lo guardano un po’ strano: «Siete bravi, ma non siete un po’ piccoli per noi? Avete un bel coraggio...». Risposta: «Il coraggio non ci manca. E neanche le attrezzature, che non troverete da nessun’altra parte». Si comincia. Clic.
Apple comincia a mandare a Nerviano i suoi tecnici, la collaborazione diventa stretta, la vita cambia: «E cambia del tutto, quando si deve assorbire una richiesta per 25 milioni di pezzi. Lei capisce: il ciclo di produzione viene stravolto». Cambia anche la filosofia: «Avevamo un modo di lavorare tradizionale, diventare fornitori di Apple ha ribaltato le prospettive. Esempio: le nostre macchine di misurazione le abbiamo rese più morbide, belle da vedere. Chiesi ai miei dipendenti: ma voi ne terreste una nel vostro salotto? Immaginate la risposta. Eppure oggi direbbero di sì». Nel Laboratorio Elettrofisico il magnetismo diventa un modo di essere: «Non eravamo abituati a lavorare in team, ad avere ambienti gradevoli. Abbiamo arredato gli uffici perché venire a lavorare non sia un obbligo, eliminato il cartellino, aggiunto la caffetteria e un terrazzino per rilassarsi. Abbiamo trovato una vernice per i muri sulla quale si può scrivere per condividere le idee. Abbiamo allargato il concetto di famiglia. Non è stato facile: per mettere la musica di sottofondo ho dovuto discutere con mio padre sei mesi. Ma è normale: tempo fa sarebbe stato strano anche per me...».
Risultato: oggi il Laboratorio ha più di 50 dipendenti, dei quali 35 ingegneri. Ha un ufficio in Michigan e uno a pochi km da Cupertino, «per le emergenze, così non devono fare molta strada». In 5 anni è passato da 4,8 a più di 10 milioni di fatturato e ha aperto una filiale in Cina con 15 persone: «Siamo diventati talmente specializzati che siamo conosciuti anche lì: a questo punto è inutile far venire fino in Italia i nostri clienti. E poi il governo ha lanciato il piano per elettrificare il 10% delle auto in 2-3 anni. Lei sa quanti sensori e quanti magneti – ci sono in un’automobile oggi? Circa 120: si ricordi di noi quando lo sterzo o il tergicristallo torneranno in posizione». O quando spegneremo il nostro Mac chiudendolo dolcemente. Né troppo, né poco: «Oggi Apple è il 20% del nostro business, abbiano almeno 5 richieste settimana, aziende come Brembo e Bosch che ci chiedono le cose più improbabili. Però come quelli della Mela non c’è davvero nessuno: l’attenzione al dettaglio è pazzesca, per loro anche chiudere il pc dev’essere un’esperienza. Ci hanno insegnato che il fallimento è un’opportunità. E soprattutto che il coraggio paga». O meglio: che il coraggio è vita. È, in fondo, quel magnetismo che nasce dal nulla.