Corriere della Sera, 9 giugno 2018
Chi se la piglia
L’unica ragione per cui la Bibbia non inserisce le chat dei genitori tra i flagelli divini – in ordine alfabetico vengono subito dopo le cavallette – è che neanche gli estensori di quel testo pur così ispirato potevano immaginare che gli esseri umani si sarebbero spinti tanto in là. Nella chat di un asilo privato milanese si stava commentando la possibilità che la direttrice avesse un amante, quando una delle madri ha digitato: «Ma dai, chi vuoi che se la pigli». Lo dico con rispetto, ma ha fatto una chattata, contravvenendo alla regola basilare: «Ogni frase inviata a un numero cospicuo di persone può essere copia-incollata contro di te». Opportunamente reindirizzata da qualche mano amorevole, la frase è planata sul telefono della direttrice, che appena ha letto «chi vuoi che se la pigli», se l’è pigliata eccome, cacciando dall’asilo i figli della madre incauta.
La questione è finita in tribunale e addirittura in Parlamento, ma va detto che in quell’asilo nessuno ha fatto la figura dell’adulto. Non i genitori digitanti, che creano la chat per scambiarsi notizie sull’orario della lezione di ginnastica e inesorabilmente la trasformano in un ruttodromo di pettegolezzi e di rancori. Ma nemmeno la direttrice, suscettibile e vendicativa nei confronti degli unici incolpevoli, i bambini. Diventa complicato reclamare il rispetto dovuto all’Autorità, quando chi la detiene ha smarrito il senso del proprio ruolo e ha conservato, esacerbandolo, soltanto il senso di sé.