Il Sole 24 Ore, 9 giugno 2018
L’Argentina ottiene dall’Fmi maxi aiuto da 50 miliardi di dollari
L’accordo c’è. Il Fondo monetario internazionale e l’Argentina l’hanno siglato: un aiuto di 50 miliardi di dollari spalmati in tre anni. Qualcuno brinda, qualcun altro no. La prima tranche, 15miliardi, verrà consegnata entro fine mese. Sulle note di Gardel...potrebbe andare in scena un tango già visto: nessun argentino e nessun risparmiatore in possesso di titoli pubblici caduti in default dimentica il tragico epilogo del 2001. Seguito a un’alternanza di aiuti elargiti (dal Fmi) e condizioni non rispettate (dai governi argentini). Il quadro macrofinanziario è effettivamente diverso da allora, ma lo schema è simile: una crisi che determina aiuti dal Fondo che a sua volta esige manovre restrittive. Gli argentini, indisciplinati, e l’incorreggibile peronismo che promette un benessere senza porne le basi.
Queste le condizioni dell’accordo: il Fmi non richiederà ulteriori aggiustamenti di bilancio per il 2018 rispetto al 2,7% di deficit primario già annunciato dal governo argentino. Per il 2019 il target sarà ridotto all’1,3%, con l’obiettivo di raggiungere l’equilibrio entro il 2020. I nuovi target di inflazione, oggi vicina al 30%, sono i seguenti: 17% per il 2019, il 13% per il 2020 e il 9% per il 2021. «La crisi è evitata, ora l’Argentina è sulla strada giusta», dice il ministro dell’economia Nicolas Dujovne, prevedendo per quest’anno una crescita economica dell’1,4%. Soddisfatto il governatore della Banca centrale, Federico Sturzenegger, che parla di decisione «storica» perché alle autorità monetarie non verrà più permesso di finanziare la spesa stampando valuta. E ciò dovrebbe rafforzarne l’indipendenza.
Il governo di Mauricio Macri tira un sospiro di sollievo, e cercherà di deviare il flusso degli eventi che pareva inesorabilmente diretto verso una crisi profonda. Alberto Fernandez, ex Capo di gabinetto dei governi peronisti di Cristina Fernandez de Kirchner, ha detto che «questo è l’ennesimo ricorso a un prestatore di ultima istanza che esige condizioni capestro».
Si tratta comunque di una cifra superiore alle attese del mercato, che scommetteva su 30 miliardi di dollari, e che arriva più velocemente del previsto, anche se il board del Fondo deve ancora approvarla.
Christine Lagarde ha usato toni molto concilianti: «Questo è un piano disegnato dal governo argentino che punta a rafforzare l’economia a beneficio di tutti i cittadini. Sono lieta del fatto che possiamo contribuire a questo sforzo fornendo il nostro appoggio finanziario, che può aiutare la fiducia del mercato consentendo alle autorità di affrontare le debolezze».
All’intesa plaude anche il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin: le misure di crescita approvate dal governo argentino meritano l’appoggio globale.
Le autorità argentine intendono accedere alla prima tranche di aiuti «ma successivamente vogliono trattare il prestito come precauzionale». Lagarde ha ripetuto in una nota che il piano di aiuti «è messo a punto dal governo argentino» ed è volto a «rafforzare l’economia a beneficio di tutti gli argentini». Il sostegno finanziario garantito dal Fondo «alimenterà la fiducia dei mercati dando alle autorità il tempo di risolvere una gamma di vulnerabilità di lunga data».
Una luna di miele – sostengono vari osservatori internazionali – che non può oscurare le difficoltà del Paese: alcune riforme importanti sono state avviate ma non portate a termine. Il rapporto con i sindacati è sempre molto teso e l’inflazione elevata accentua la reciproca diffidenza tra le parti sociali.
La proposta di aumentare solo del 15% i salari dei lavoratori ha acceso polemiche e inasprito gli animi. Poco più di un mese fa vi sono state manifestazioni di protesta ed è iniziato il crollo del peso, la moneta argentina. Che ha toccato il minimo di 26 pesos rispetto al dollaro, da quota 20 di fine aprile.