Il Messaggero, 9 giugno 2018
Compiti per le vacanze, cresce il fronte del no
Libri in valigia: in vacanza gli studenti non portano solo pinne e occhiali ma anche eserciziari e testi di grammatica. La scuola sta finendo ormai in tutta Italia e, nel bilancio di fine anno scolastico, non ci sono solo i voti della promozione tra materie da recuperare ed esami da svolgere ma anche la lista dei compiti delle vacanze.
SOLITARI
Un’abitudine tutta italiana, visto che in Europa soprattutto nelle classi a tempo pieno i compiti non esistono, neanche nel fine settimana. Nel 2013 la Finlandia, capofila dei migliori risultati di apprendimento nei test internazionali, ha bandito i compiti a casa e la Francia nel 2017, per volontà di Macron, ha decretato per legge che i ragazzi nel tempo libero restino liberi.
E l’Italia? Per ora la scuola italiana resta legata ai compiti a casa. Ma anche gli insegnanti non sono tutti convinti dell’efficacia di assegnare esercizi da svolgere durante la pausa estiva. E la scuola si spacca tra chi assegna 20 versioni di greco ed oltre e chi invece si limita a consigliare visite ai musei e passeggiate archeologiche. Ma il fronte dei contrari sta crescendo.
È online una petizione Basta compiti che ha già raccolto oltre 30 mila firme mentre alla pagina Facebook Docenti e dirigenti a compiti zero hanno aderito oltre 700 insegnanti in tutta Italia. «Compiti zero – spiega il fondatore Maurizio Parodi, dirigente scolastico di Genova – vuol dire che non si assegnano proprio i compiti, non che se ne assegnano pochi. Si tratta di un metodo per tutte le scuole, di ogni ordine e grado: hanno aderito oltre 700 docenti, dalla primaria alle superiori. Pochi? Iloro studenti sono centinaia ogni anno e la loro qualità della vita è nettamente migliorata»
Un metodo semplice da applicare, che non ha bisogno di particolari strutture innovative: «È la dimostrazione vivente che una scuola senza compiti si può realizzare – continua Parodi – a, senza stravolgimenti d’orario o aumento d’organico. Gli studenti hanno esiti più che soddisfacenti: percorsi scolastici regolari fino alla laurea. L’unica differenza è che vanno a scuola più volentieri».
Sulla scia di questi movimenti anche il Ministero dell’istruzione ha lanciato una sperimentazione coinvolgendo 166 classi italiane proprio con lo scopo di migliorare la loro organizzazione didattica per evitare l’assegnazione di compiti per casa. E così, sulle orme della Finlandia, cinque città italiane tra cui Biella, Verbania, Milano, Torino e Trapani sono state inserite nel nuovo progetto ministeriale coinvolgendo la scuola dell’obbligo, dalle elementari alle superiori, dove il carico di compiti è sempre maggiore.