La Stampa, 9 giugno 2018
Ocean’s 8, si cambia: maschi a casa, tocca alle rapinatrici
Quando iniziarono le riprese di Ocean’s 8 a Manhattan nell’ottobre del 2016, Harvey Weinstein era ancora un produttore potente e riverito. Time’s Up e #MeToo non erano ancora stati concepiti e nessuno studio aveva messo a punto direttive che proibiscono a un uomo e a una donna di avere colazioni o incontri di lavoro da soli. In altre parole, l’idea di dare alla serie concepita attorno a Danny Ocean – ovvero George Clooney sempre circondato da colleghi con modi molto maschili come Matt Damon, Brad Pitt, Don Cheadle e Casey Affleck – un cast tutto femminile era solo un modo originale per tenerla in vita.
Ma da quell’ottobre di due anni fa il mondo è cambiato. Tutti pensavano che poche settimane dopo Hillary Clinton sarebbe diventata Presidente, invece alla Casa Bianca c’è Donald Trump. Il nome Weinstein è diventato simbolo di abuso di potere e di sopruso sessuale. E un film che era nato da una trovata di marketing è diventato un fenomeno di preveggenza e una prova che le dinamiche tra i sessi stanno davvero cambiando. «Questo è un film su una rapina e i film sulle rapine sono sempre divertenti – sostiene Sandra Bullock -. Ma è anche un film su otto donne splendide, complesse e intelligenti, che ti trasportano in un viaggio pieno di imprevisti».
Nel nuovo Ocean (in Italia il film esce il 26 luglio) la Bullock è Debbie Ocean, sorella di Danny, appena uscita da cinque anni di prigione passati a mettere a punto un colpaccio a un grosso evento mondano, il Gala annuale del Metropolitan Museum of Art. Per prima arruola Lou, che è Cate Blanchett, donna che negli ultimi anni si era ricreata una vita perbene ma che si fa subito tentare dall’adrenalina del furto. Nella banda di rapinatrici entrano anche Rihanna, Helena Bonham Carter, Sarah Paulson, Mindy Kaling. Awkwafina. L’obiettivo? È una collana di diamanti da 150 milioni di dollari che Anne Hathaway, che impersona la parte di una celebre attrice, indosserà al Met Gala.
Sulla scia di Danny Ocean
E Clooney? Questa volta non c’è, anche se il suo nome viene menzionato nel film. «Ne abbiamo parlato assieme – continua la Bullock che di Clooney è molto amica nella vita reale -. Noi non avevamo un bar sul set. Non abbiamo girato a Las Vegas. Ma abbiamo voluto mantenere quello stesso spirito di lavoro di gruppo, di famiglia e di divertimento». Pensa di avere qualcosa che George non ha? «I seni! – continua la Bullock -. I nostri due personaggi sono entrambi ladri, non sanno farne a meno. Certo, George ha una sua eleganza, una sua soavità. Io ho dovuto imparare a essere più calma, a non fare sempre battute e a stare zitta quando avrei voluto dire la mia. Ho dovuto imparare a essere più cool di quanto sono in realtà».
La svolta di Hollywood
«In effetti ci siamo fatte un sacco di risate», aggiunge Blanchett, reduce dal ruolo di presidente della Giuria a Cannes che definisce «una delle esperienze più felici e affascinanti mai avute». Poi aggiunge: «Il terreno è cambiato radicalmente da quando abbiamo girato. Allora il nostro progetto sembrava un’anomalia, ma ora ci sono così tanti film di donne, centrati su donne, che penso ci sarà un’esplosione. Prima se parlavi di qualcosa oltre a quello che indossavi ti criticavano, ma ora sta a noi portare il cambiamento di cui abbiamo bisogno nella nostra industria e in quelle meno visibili. Perché non esiste una sola industria dove ci sia compenso uguale per uomini e donne e dove non ci sia abuso di potere. L’uguaglianza non è una questione di Hollywood, è una questione umana. E considerata la nostra visibilità dobbiamo dare l’esempio».
Bullock concorda: «La sola ragione per cui si parla tanto di Hollywood è perché aiuta a vendere il tema ai media. Ma qualunque lavoro tu faccia e qualunque sia il tuo orientamento sessuale hai diritto alla parità. Il fatto di essere ancora qui a parlarne è scioccante, ma sapete una cosa? Almeno questa conversazione ora esiste e non smetteremo di parlare fino a quando tutti saranno trattati allo stesso modo. E non solo ad Hollywood, anche se penso che Hollywood stia iniziando a rappresentare il mondo per come è. Il mondo spesso non è quello che rappresentiamo al cinema, ma ora i film iniziano a riflettere la vita reale».