La Stampa, 9 giugno 2018
Nella Svezia che ha bandito i contanti anche gli ambulanti usano il bancomat
A Stoccolma ci sono 28 gradi, il sole picchia forte, la scuola è finita e Smedsuddsbadet, una delle tante spiagge urbane della città, è affollata di bagnanti come fosse Rimini ad agosto. Thomas, con il suo carrettino a pedali di bibite fresche, sta facendo affari d’oro. Dal manubrio pende il pos per le carte di credito e un cartello «Inga kontanter», niente contanti.
La Svezia è una delle prime società «cashless», senza banconote, del mondo. Con le vecchie corone di carta non si paga più neppure il caffè al bar, la frutta al mercato o un pacchetto di caramelle. A Stoccolma molti esercizi, compreso il carrettino artigianale di Thomas, non prevedono la possibilità di pagare altrimenti. Se non hai una carta o un’applicazione per il telefono non puoi sederti in molti dei ristoranti della capitale, in alcuni caffè del centro, non puoi prendere un autobus o un treno e nemmeno entrare al museo degli Abba.
L’eliminazione delle banconote dovrebbe in teoria far risparmiare tempo ai consumatori, proteggere i negozianti dai furti e consentire la tracciabilità di tutti i pagamenti. È un processo lungo, ma il progressivo abbandono del denaro è talmente avanti che una start up svedese ha appena venduto a un’organizzazione di musicisti un’applicazione che consente agli artisti di strada di Londra di accettare pagamenti con carta di credito. Addio al cappello pieno di monetine sul marciapiede.
A gennaio 2018 il totale del contante in circolazione in Svezia era di 50 milioni di corone, la metà di quello che circolava 10 anni fa. Oggi circa l’80% di tutte le transazioni viene effettuata con carte di debito o di credito o con gli smartphone. La previsione è che entro il 2030 oltre due terzi degli operatori svedesi non accetteranno più contanti. Secondo il rapporto Cashless Society Index 2018 (The European House-Ambrosetti) che misura l’utilizzo di transazioni elettroniche, l’Italia resta nelle retrovie del ranking europeo, 23a su 28 Paesi, davanti solo a Ungheria, Croazia, Grecia, Romania e Bulgaria.
Ma il sistema inizia a mostrare le prime crepe. Se si eccettua il vantaggio della tracciabilità dei pagamenti con l’azzeramento dell’evasione fiscale, la speranza di abbassare il rischio di furti è già sfumata. I furti continuano a esserci, solo che i ladri ora usano strumenti diversi: frodi informatiche e hackeraggio delle app di pagamento. E l’eventualità per nulla remota di un problema tecnico fa tremare commercianti e utenti. Una settimana fa, quando il servizio di pagamento mobile Swish è stato interrotto per diverse ore, i disagi sono stati enormi.
Del rischio di un’economia «virtuale» e più vulnerabile se n’è resa conto anche la Riksbank, la Banca Centrale svedese, che ha affermato che l’eliminazione graduale di monete e banconote potrebbe mettere a rischio l’intero Paese se la Svezia dovesse affrontare una «seria crisi o una guerra». Così che nella brochure «In caso di crisi o di Guerra» mandata a 4,7 milioni di famiglie, si consiglia agli svedesi di tenere in un posto sicuro una riserva di contante in caso di cyberattacchi. C’è di più: «La trasformazione è essenzialmente positiva», ma il «processo deve andare avanti in modo che nessun gruppo sociale sia escluso o danneggiato», gli anziani per esempio.
A Stoccolma fa caldo e Odilia Gustavsson, 78 anni, scultrice, ha sete e vuole a tutti costi comprare la sua bibita fresca da Thomas. «Non capisco perché bisogna andare così di fretta – dice sventolando una banconota da 50 corone -. Non sono contro una società senza contanti, ma date a tutti il tempo di imparare a usare Internet». Odilia stordisce Thomas di chiacchiere – «I soldi sono soldi» -, tanto che alla fine, la bibita e un dolcetto sono in regalo.
Le proteste maggiori arrivano dal sindacato dei pensionati, che rappresenta 380.000 persone: con l’eliminazione dei contanti quelli a rimetterci di più sono gli anziani, che hanno difficoltà a pagare con le carte o a comprare online. Così una fascia già debole rischierebbe di essere ancora più emarginata. Seb, una delle principali banche del Paese, ha iniziato a fare corsi per imparare a usare Internet. «Ma non basta – dice Ola Nilsson, del sindacato dei pensionati -, fino a quando sarà legale usare i contanti in Svezia tutti devono poter scegliere come pagare». Odilia i corsi li segue da mesi: «Vanno così bene che ho comprato un biglietto per Oslo invece che la tessera per la metropolitana». Non sono solo gli anziani – e molti turisti – a essere scontenti: «A dirla tutta – dice Maja Ring, studentessa, 23 anni -, non è soltanto mia nonna a non amare le carte di credito. Io non sopporto l’idea che quello che faccio sia tracciato così nel dettaglio, soprattutto dopo quanto successo con Cambridge Analytica».