La Stampa, 9 giugno 2018
Sotto sequestro
La forza illimitata, quasi brutale con cui lo Stato esercita il diritto di indagare i cittadini, processarli e incarcerarli è una forza legittimata dagli stessi cittadini. Sono i cittadini a delegare allo Stato quella forza a tutela di tutti, delle vittime e dei colpevoli, perché lo Stato ne faccia un uso e non un abuso. Tocca cominciare con questo fervorino siccome pare in voga l’idea che si debba fare giustizia per le vittime, quando invece si fa giustizia per le vittime e anche per i colpevoli, che siano presunti o conclamati (senza considerare i casi non rari in cui i colpevoli si rivelino a loro volta vittime, e della giustizia stessa). Vengono in mente queste considerazioni – ovvie, come al solito – perché a Bari succede l’incredibile: il palazzo di giustizia cade a pezzi ed è stato sgomberato, e le udienze si tengono a rilento in tende da campo. Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, per evitare che le lungaggini mandino a monte i processi, ha proposto di sospendere la prescrizione. È già stato fatto per L’Aquila, ha detto Legnini. Davvero stupefacente. All’Aquila c’era stato un terremoto, a Bari invece è lo Stato che per sciatteria non riesce a garantire i tempi prestabiliti, e ne riversa le conseguenze sugli imputati. La prescrizione è stata pensata perché il cittadino, posto sotto sequestro (anche solo psicologico) dallo Stato, sia giudicato entro tempi ragionevoli. Se per manifesto sfacelo non è in grado di farlo, il patto coi cittadini è rotto, e l’uso di forza diventa un intollerabile abuso.