Corriere della Sera, 8 giugno 2018
Gaia Tortora, i politici e le regole dei talk show da rispettare
La democrazia si regge su alcune regole e le regole, per definizione, vanno condivise. Anche la lingua della democrazia si basa sulle regole e bene ha fatto Gaia Tortora a non accettare più l’imposizione dei pentastellati, ora che guidano il Paese.
Quale imposizione? Quella imposta da Rocco Casalino, fino a ieri capo comunicazione del M5S e oggi spin doctor del presidente del Consiglio: l’Esponente Grillino evita il confronto con gli altri partiti, può essere intervistato solo dal conduttore, al massimo affiancato da altri giornalisti, ma niente avversarci politici.
Rocco (o Casaleggio Ass.) dixit e il codice Rocco è legge. Lontani i tempi in cui Casalino cercava in ogni modo di infilarsi nelle trasmissioni tv per avere visibilità.
Bene ha fatto Gaia Tortora a rispondere ai telespettatori che lamentavano l’assenza in studio di esponenti di Lega e 5 Stelle: «I loro esponenti possono partecipare al dibattito confrontandosi con gli altri ospiti, ma le regole le facciamo noi». Anche Enrico Mentana non è stato tenero con i portavoce del ministro Paolo Savona.
Persino Carlo Freccero invita ora i grillini ad accettare le critiche: «La loro posizione di comando li obbliga a confrontarsi con altri politici perché sono sottoposti al giudizio di quello che hanno promesso». Se è vero che i reality sono stati la fucina di nuove forme di rappresentanza, se il mito della trasparenza (le case di vetro si nutrono della retorica dei reality) è ormai carta inservibile, resta il fatto che la lingua dei media e della politica ha bisogno di regole condivise per il bene della democrazia, come spiega Mark Thompson (ex direttore della Bbc e ceo del New York Times) nel libro La fine del dibattito pubblico (Feltrinelli): le istituzioni non possono mai prestare la loro autorevolezza alla partigianeria politica.
E quando il linguaggio delle istituzioni degrada, il danno si sente ovunque.