Corriere della Sera, 8 giugno 2018
Imposte, manovra, pensioni e cittadinanza: un conto da 25 miliardi
Ora che il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, ha solennemente detto davanti alla Confcommercio che l’Iva non aumenterà, il conto della manovra sale. Per il 2019, accanto ai 5 miliardi che servono per rendere più flessibile la legge Fornero sulle pensioni e ai 2 per rafforzare i centri per l’impiego funzionali al reddito di cittadinanza, ci sono anche 12,4 miliardi da trovare per impedire che l’Iva salga. Col rifinanziamento di sanità, missioni di pace ed emergenza sisma, la manovra 2019 già lievita a 25 miliardi.
Tutto questo senza tener conto della flat-tax, che vale almeno una quarantina di miliardi. Si profila dunque una manovra di proporzioni assolutamente rilevanti. La cui sostenibilità, più che dalle difficili aperture di Bruxelles, dipenderebbe dalla determinazione del governo nell’individuare coperture “blindate”. Con Bruxelles non ci sono più i margini del passato, quando la congiuntura non era buona e l’Europa accordava una limitata flessibilità di bilancio. Ora è tornata la crescita e, a meno di un repentino peggioramento della situazione, che già preoccupa anche il neo ministro dell’Economia Giovanni Tria, sul deficit il nuovo governo non potrà contare, nonostante la maggioranza non sia immune dalla tentazione di spingerlo fino al limite del 3% del Pil. Che farebbe saltare il tavolo con Bruxelles.
Meglio cercare coperture strutturali (non vi rientra il maxicondono una tantum sulle cartelle esattoriali). Tria sta ripassando i dossier con Roberto Garofoli (che potrebbe essere confermato capo di gabinetto). Tra questi spicca quello su detrazioni, deduzioni e sconti vari, che valgono 142 miliardi l’anno. Il taglio delle aliquote e le deduzioni sui familiari a carico per garantire la progressività della Dual Tax dovrebbero essere compensate da una riduzione degli “sconti” attuali. Le detrazioni per i familiari a carico, ad esempio, valgono 11,3 miliardi l’anno. Si può ritagliare qualcosa dalle detrazioni per i redditi da lavoro e da pensione, che “costano” 38 miliardi. Ma anche la cedolare sugli affitti al 22%, che porta 1,6 miliardi, avrebbe poco senso con aliquote Irpef al 15 e 20%. Sul piatto anche i sussidi che incidono negativamente sull’ambiente: 17 miliardi, 5 solo per il bonus gasolio.