la Repubblica, 7 giugno 2018
La Biennale cross-gender del neoministro Bonisoli
Non si rischierà la noia al Padiglione Italia della Biennale d’Arte di Venezia 2019. Il primo atto ufficiale del nuovo ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli è stato nominare il prossimo curatore: Milovan Farronato. Ovvero la scelta più eccentrica e meno scontata che si potesse fare, pescando dalla terna dei selezionati lasciata sulla scrivania dal titolare uscente del Mibact, Dario Franceschini.
Preferito a Luigi Fassi – direttore del museo Man di Nuoro – e ad Andrea Bellini – a capo del Centre d’Art Contemporain di Ginevra – Farronato, milanese di 44 anni, dirige il Fiorucci Art Trust a Londra, centro di produzione artistica contemporanea finanziato dalla collezionista Nicoletta Fiorucci, che realizza dal 2011 sull’isola di Stromboli Volcano Extravaganza, festival di performance con artisti internazionali. In passato è stato curatore associato della Galleria Civica di Modena, sotto la direzione di Angela Vettese a cui Farronato è stato molto vicino («Un grande conoscitore del mondo emergente dell’arte, finalmente una nomina non politica», ha commentato ieri la storica dell’arte). E ha già frequentato Venezia, allestendo mostre alla Fondazione Bevilacqua La Masa e come professore dello Iuav. Non ama l’understatement, il nuovo curatore del Padiglione Italia. Alle inaugurazioni non passa inosservato, sul suo profilo Instragram gioca con l’alto e il basso, tra smalti, manichini, spaghetti e cultura camp. “A cross-dressing art curator”, lo ha definito la stampa inglese. Il riferimento è al suo dress code molto lontano dall’appartenere a un genere sessuale definito.
Assolto dall’accusa di aggressione all’esclusivo Groucho Club di Londra, nel 2015, Farronato si presentò in aula a Westminster con rossetto, eyeliner e una giacca di pelle decorata con i cuoricini. Ce n’è abbastanza per spaventare il neoministro della famiglia Lorenzo Fontana, che ha tuonato contro le famiglie arcobaleno. Ma, evidentemente, Bonisoli ha preferito smarcarsi dal suo collega, motivando con scarne parole la sua decisione: «Il progetto di Farronato è molto originale e innovativo anche dal punto di vista dell’allestimento, valorizza il lavoro degli artisti e pone il padiglione in linea con il panorama artistico internazionale». Del progetto non si conoscono ancora i dettagli. Si sa che coinvolgerà tre soli artisti: un numero ridotto in linea di continuità con quanto sperimentato con successo nel 2017 da Cecilia Alemani.
Riempita la casella del curatore italiano alla Biennale, sono ben altri gli appuntamenti che attendono il neoministro Bonisoli. Primo fra tutti, il verdetto finale del Consiglio di Stato che deve decidere sulla validità delle nomine dei direttori stranieri dei musei autonomi; poi la scelta chiave del nuovo segretario generale del Mibact e le gare per i servizi aggiuntivi dei musei. Dal ministero fanno sapere che, arrivato martedì al Collegio Romano, Bonisoli ha fatto capire di condividere in pieno la riforma Franceschini. Niente retromarcia, quindi. Musei e soprintendenze devono restare separati. In prospettiva, il ministro, che ha ribadito di essere un manager, ha intenzione di concentrarsi sul potenziamento della macchina ministeriale e di riattivare il turn over. Nulla di rivoluzionario, insomma, almeno per ora. Ma una linea di apparente continuità. A partire dalla scelta dell’imprevedibile Farronato, che aveva già convinto Franceschini e che, alla Biennale Venezia, di sicuro, farà parlare di sé.