Corriere della Sera, 7 giugno 2018
Gli effetti (negativi) dell’ottimismo
Probabilmente non è una buona idea essere troppo ottimisti sul futuro dell’economia. Il suggerimento viene da un’analisi del Fondo monetario internazionale (Fmi) e il nuovo governo italiano farebbe bene a considerarlo. Lo studio, realizzato da Paul Beaudry e Tim Willems, è stato pubblicato in maggio e, dati alla mano, calcola che eccessi di ottimismo nelle previsioni di crescita di un Paese favoriscono danni economici negli anni successivi, cioè creano fragilità che si materializzano poi in recessioni più probabili, in maggiori problemi di bilancio pubblico e in possibili crisi delle bilance dei pagamenti. Le previsioni prese in considerazione dai due economisti sono quelle del World Economic Outlook che l’Fmi stesso pubblica dal 1990 e che sono considerate «il benchmark per stabilire le prospettive economiche» dall’88% dei decisori mondiali. Sono realizzate sui 189 membri dell’Fmi: attraverso elaborazioni funzionali, Beaudry e Willems ne hanno calcolato gli effetti futuri. I primi dati di fatto da cui partono sono questi: in media, i pronostici sulla crescita reale dei Pil sono stati eccessivamente ottimisti; su 1.094 recessioni che ci sono state, l’Fmi ne ha previste solo 456; di queste, 258 (il 24% di quelle avvenute in realtà) sono state segnalate un anno prima che si materializzassero; e, delle recessioni previste, 198 (il 43%) non si sono mai materializzate. Inoltre, in media la previsione sulla crescita dell’anno successivo è stata dello 0,58% più alta di quella che si è concretizzata. Di base, insomma, l’Fmi sbaglia abbastanza e, nell’errare, è restio a pronosticare recessioni (circa 4 su 5 sono arrivate senza essere preannunciate). Di per sé, già questo non è bene. Il problema maggiore, però, è che l’eccesso di ottimismo delle missioni dell’Fmi che vanno a studiare le economie del mondo ha effetti negativi. Lo studio, infatti, conduce un’analisi empirica sui discostamenti tra forecast e realtà per concludere che «recessioni, problemi di bilancio pubblico così come difficoltà nella bilancia dei pagamenti è più probabile che nascano in economie per le quali le previsioni passate sulla crescita sono state eccessivamente ottimiste». Riassumendo: troppo ottimismo spinge il settore pubblico e privato a indebitarsi al di là del dovuto; quando la crescita immaginata non si materializza, debbono rientrare e ciò crea una contrazione dell’economia.