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 2018  giugno 06 Mercoledì calendario

Fabrizio Gifuni diventa la voce di Ahmet Altan

Fabrizio Gifuni, attore che ci ha felicemente abituato a ruoli di forte impegno politico e culturale, leggerà domani sera alla Basilica di Massenzio, nella giornata inaugurale del Festival internazionale di Roma, un testo di Ahmet Altan. Un gesto significativo, in omaggio a uno scrittore e giornalista turco che langue in un carcere di Istanbul dal luglio del golpe mancato, due anni fa. E sottoposto a un’accusa così poco sostenibile in un tribunale normale, da risultare persino ridicola se non fosse terribilmente presa sul serio qui in Turchia: avere inviato “messaggi subliminali” ai complottisti in una trasmissione tv due sere prima del colpo di Stato. È nota in Turchia la forza espressa alcuni anni fa dal giornale che diresse, Taraf. Un quotidiano temuto per le tante inchieste capaci di mettere in difficoltà gli influentissimi militari, e sostenuto dall’imam Fethullah Gulen. Quel predicatore autoesiliatosi in Pennsylvania e considerato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan l’ispiratore del putsch poi sventato dalle forze armate lealiste. Altan, come altre 50mila persone, è stato ritenuto un fiancheggiatore dei golpisti e fra i primi a essere spedito in cella assieme al fratello Mehmet, celebre accademico di stampo marxista, anche lui partecipante alla famigerata trasmissione, così come la editorialista Nazli Ilicak. Tutti dentro. Il processo-farsa dello scorso febbraio lo ha infine condannato al carcere a vita.
Fin qui il giornalista. Ma Ahmet Altan è anche scrittore. Meno noto rispetto al mostro sacro Orhan Pamuk. Meno glamour rispetto alla brillante e sempre profonda Elif Shafak. Ma un autore comunque importante.
Il suo Scrittore e assassino è stato pubblicato in sette Paesi.
La sua memoria difensiva Tre manifesti per la libertà ha fatto riflettere la schiera dei tanti lettori che oggi seguono con attenzione la Turchia. Domani, sempre per la casa editrice e/o, esce in Italia il suo romanzo Come la ferita di una spada, primo capitolo della saga Quartetto ottomano. Di recente in Turchia si sono levate voci laiche contro Altan. Critiche dunque sia con il governo Erdogan, conservatore di ispirazione religiosa, sia con il predicatore Gulen, fondatore nel mondo di centinaia di madrasse, le scuole islamiche.
L’accusa, espressa informalmente: «Era in ogni caso un esponente gulenista».
Nei mesi scorsi un tribunale ne aveva deciso la scarcerazione, ma la corte centrale ne ha disposto l’immediato rientro in cella. Da dove Altan ora scrive: «Non vedrò mai più il mondo».