La Stampa, 6 giugno 2018
Perché non possiamo fare a meno dei supercomputer
È un comunicatore. E un vulcano di idee. Così Domenico Laforenza, direttore dell’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr di Pisa, descrive il collega e amico Jack Dongarra, professore dell’Università del Tennessee e tra i maggiori esperti di supercalcolo. Il 30 maggio è stato lui la star, in occasione dell’inaugurazione al centro Enea di Portici, nel golfo di Napoli, del supercalcolatore «Cresco6», l’infrastruttura di calcolo più potente del Sud Italia.Sarà utilizzato in diversi settori della ricerca, tra cui lo studio dei cambiamenti climatici, le previsioni dell’inquinamento atmosferico e lo sviluppo di nuovi materiali per l’energia rinnovabile. «Solo l’anno scorso “Cresco6” avrebbe fatto parte della lista dei supercomputer più veloci al mondo – commenta Dongarra -: il fatto dimostra che in questo settore le cose si muovono con velocità spaventose». Lo sa bene Dongarra, il cui nome è legato allo sviluppo di algoritmi numerici di algebra lineare e all’aggiornamento della lista dei 500 sistemi informatici più potenti: il suo compito è testare ogni macchina mediante uno specifico test, l’«High Performance Linpack», che viene macinato dalla «macchina delle macchine», il Top500.Obiettivo – aggiunge – è «approssimare la velocità con cui un computer risolverà problemi reali». Come le auto, anche i processori possiedono una «velocità di targa»: potenzialmente possono raggiungere una determinata velocità, indicata dal costruttore, che tuttavia non dipende solo dalla macchina, ma da molte variabili. Il test «Hpl» fornisce una verifica attraverso un numero – noto come «Flops» – che indica le operazioni a virgola mobile che un computer esegue al secondo.L’importanza della listaMa perché è tanto importante classificare i supercomputer? «Perché consentono la simulazione, vale a dire il calcolo numerico con cui analizzare e prevedere il comportamento di sistemi scientificamente o tecnologicamente importanti». Così – aggiunge – «si ottengono progettazioni migliori e più rapide di un prodotto». Cummins ha sviluppato motori diesel più veloci, Goodyear aeromobili più efficienti nei consumi e Procter&Gamble materiali migliori per la casa. Più velocità significa accelerare il passaggio delle tecnologie dal laboratorio all’applicazione. Non è un caso che oggi le macchine siano 10 mila volte più veloci di quelle di 15 anni fa: raggiungono prestazioni dell’ordine dei 100 Petaflops, eseguendo, cioè, circa 100 milioni di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo.Gli scenari quantisticiLa conseguenza è stato un miglioramento delle simulazioni in svariati settori: previsioni meteo e climatiche, ricerca biomedica, ricerca energetica e sui materiali, design di animazione, elaborazione dati di telerilevamento, analisi del rischio finanziario. E intanto si progettano i computer quantistici: «Sono ancora lontani. Risolveranno alcuni problemi in modo molto efficiente e tuttavia, non essendo generici come quelli che abbiamo oggi, non saranno in grado di risolvere problemi comuni che oggi risolviamo sulle macchine convenzionali».