la Repubblica, 6 giugno 2018
La Casaleggio a Palazzo Chigi, a Casalino non piace l’arredamento
Si guarda intorno ed è più forte di lui. Non può fare a meno di abbandonarsi alla delusione: «Un po’ piccolina per essere la stanza del portavoce del presidente». Rocco Casalino è appena salito al primo piano di Palazzo Chigi, accompagnato dalla mamma Mina e dal compagno, è venuto il momento di prendere possesso dello studio che sarà il suo quartier generale a poca distanza dalla stanza del premier Giuseppe Conte. Prenderà il posto che in questi anni, da Renzi a Gentiloni, è stato di Filippo Sensi, oggi deputato Pd.Stanza piccolina e arredamento così così. «Certo il Quirinale è molto meglio» è la battuta alla quale si abbandona, raccontano i presenti alla visita di perlustrazione. Roba un po’ «vecchia, da rimodernare». Il “cambiamento” tanto caro ai 5stelle, dei quali Casalino è stato lo spin doctor e in parte lo stratega in questi anni, dovrà passare anche da un bel rinnovamento alla tappezzeria, agli arredi e a quant’altro potrà servire a far sentire un po’ più a proprio agio l’ex inquilino della casa del Grande Fratello 1. Là dove tutto ebbe inizio. In quest’altra casa, Palazzo Chigi, dovrà limitarsi però a lavorare e non a vivere. È stata infatti negativa la risposta alla domanda che il portavoce avrebbe rivolto ai commessi, e cioè se ci fosse anche un appartamento a sua disposizione oltre a quello del premier. Tuttavia la delusione iniziale di Casalino deve essersi stemperata, se è vero che la visita si è conclusa con una foto seduto alla nuova poltrona, al fianco dell’inseparabile mamma. Dopo la scalata fino a Palazzo Chigi, era il minimo.Il quartier generale della presidenza Casalino lo conquista al fianco di Pietro Dettori, già braccio destro di Davide Casaleggio, prossimo capo dell’ufficio del presidente. Con loro, un numero ancora indefinito di collaboratori che avranno il compito di dettare le linee guida della comunicazione del governo Conte. Più o meno quel che la Casaleggio Associati è riuscita a fare con maestria in questi anni nella “ditta” 5stelle. La Lega resterà fuori dai giochi?