Corriere della Sera, 6 giugno 2018
Il documentario su Pertini e l’anima pop del narratore De Cataldo
Se come magistrato Giancarlo De Cataldo ha sempre tenuto un profilo moderato, come scrittore ama concedersi non poche vanità. Come quella di trasformare uno dei suoi tanti libri (ma quanto scrive!), Il combattente. Come si diventa Pertini in un documentario per Sky e riservarsi il ruolo di narratore presente in scena.
Si sa come vanno a finire queste cose: si finge di parlare di Sandro Pertini – attivista, detenuto, partigiano, politico integerrimo e infine presidente della Repubblica «il più amato dagli italiani» – per parlare di sé, per intervistare testimoni illustri (tipo Eugenio Scalfari che parla di sé) ma anche molti personaggi dello spettacolo (tipo Antonello Venditti che parla della sua canzone dedicata a Pertini) e dello sport.
De Cataldo non si occupa solo di romanzi criminali ma ha un’anima pop tutta da scoprire! Su Pertini la retorica si misura a chili e forse non era il caso di aggiungerne altra, usando poi l’espediente retorico (nel doppio senso della parola) di rivolgersi ai giovani come un maestro che spezza il pane del sapere. Non che Pertini non meriti affetto, simpatia e rispetto, ma quando l’immagine trasfigura in un eccesso di adesione si rischia di ottenere l’effetto contrario. Forse bastava ricordare il tagliente giudizio di Indro Montanelli per togliere un po’ di melassa: «Pertini aveva il fiuto del pubblico, e ne secondava alla perfezione tutti i vizi e vezzi. Non perdeva occasione di dare spettacolo seguendo in lacrime tutti i funerali, baciando torme di bambini, e insomma toccando sempre quel tasto del patetico a cui noi italiani siamo particolarmente sensibili. I suoi alluvionali discorsi di Capodanno erano autentiche sceneggiate. Ma in sette anni di Presidenza, di sostanziale e sostanzioso fece poco o nulla». Per non parlare del circo di Vermicino. De Cataldo non intervista nemmeno un socialista, quasi per consegnare Pertini a una sinistra dura e pura.