Corriere della Sera, 6 giugno 2018
Ballandi si ricompra Ballandi. La sfida dei format made in Italy
A due anni dalla separazione, le due anime della Ballandi – quella legata all’entertainment televisivo e quella che si occupa di produzione culturale – tornano insieme attraverso un’operazione di management buy out guidata dal 53enne Mario Paloschi, produttore, regista e autore dal 2012 nel gruppo fondato nel 1983 a Rimini da Bibi Ballandi, produttore (fra i tanti altri) di Fiorello e signore della tv italiana, scomparso a 71 anni il 15 febbraio scorso dopo una lunga malattia.
«La separazione delle due società, Ballandi Multimedia e Ballandi Arts, era stata studiata a tavolino con lo stesso Bibi per assicurare la continuità operativa. Ecco perché non è mai stato un vero divorzio. Ora però è il momento di tornare insieme cercando un moltiplicatore in grado di far evolvere entrambe le anime di quella che d’ora in poi si chiamerà semplicemente Ballandi» spiega al Corriere Paloschi, già mamaging director della storica azienda, dal 2016 ceo della Arts e ora a capo della rinnovata compagine.
«Siamo orgogliosi – prosegue Paloschi – delle nostre profonde radici nel varietà italiano con Multimedia e le uniremo allo sguardo internazionale che abbiamo sviluppato con Arts». Il che è già un manifesto programmatico: fare sintesi delle due esperienze mettendo a fattore comune la qualità e la cura per i dettagli dello stile italiano maturate nel mondo degli show televisivi con i contenuti tecnologicamente avanzati ed export oriented sperimentati nei docufilm di ambito culturale. L’obiettivo, ovviamente, è quello di uscire dal (ristretto e non ricchissimo) mercato italiano per intercettare il mondo nuovo delle piattaforma Over the top come Netflix, alla costante ricerca di contenuti esclusivi. «Diciamo la verità – prosegue Paloschi – i limiti di essere italiani in questo mercato sono evidenti, in primis nella poca padronanza dell’inglese come veicolo di comunicazione indispensabile. Tuttavia noi abbiamo già lavorato (e lo stiamo ancora facendo) con Sky su prodotti internazionali, e questo ci può essere di molto aiuto in futuro».
Il produttore si riferisce al simulcast su tutte le Sky Arts d’Europa delle serie di Il mistero dei capolavori perduti e delle tre stagioni di Master of Photography. «In Capolavori perduti ci siamo avvalsi della tecnologia sviluppata dalla madrilena Factum Arte che, ad esempio, è riuscita per la prima volta in assoluto a rielaborare da una fotografia una copia davvero realistica della Natività di Caravaggio rubata a Palermo nel 1969». Per quanto riguarda Master of Photography la sfida, vinta, è stata invece quella di utilizzare lo schema di un talent su un argomento non così teatrale e drammaturgico come invece può essere il canto o la cucina: la fotografia, in effetti, è il regno del silenzio. «Siamo piccoli, siamo dei sarti italiani – conclude il ceo – ma abbiamo ormai imparato la grammatica internazionale».