Corriere della Sera, 6 giugno 2018
Troppi strafalcioni, il Comune lancia un corso di italiano per italiani
Un corso di lingua italiana per gli italiani. Sottolineato: non lingua inglese ma italiana; non per stranieri ma per italiani. È l’iniziativa presa da Marino Lamera, assessore alla Cultura di Bariano, un comune di 4.300 abitanti nella Bassa bergamasca: troppi strafalcioni e poca padronanza della lingua madre, dunque il Municipio si assume l’incarico di offrire ai cittadini un ripasso generale della grammatica e dell’ortografia. L’assessore precisa che il corso è aperto a tutti, compresi gli stranieri, purché abbiano una conoscenza dell’italiano «più avanzata» (comparativo di maggioranza). È confortante e al tempo stesso preoccupante constatare che in pochi giorni le iscrizioni sono già quindici. Una rispolveratina delle preposizioni e del predicato fa sempre bene, è indispensabile conoscere l’uso dell’acca, degli accenti, degli apostrofi e del maledetto congiuntivo. Ma se aveva ragione Tullio De Mauro lanciando l’allarme sulla crescita (al 70%!) dell’analfabetismo funzionale in Italia, non basta certo un ripasso: il filosofo diceva che non si ferma il vento con le mani. L’analfabetismo funzionale è quello che impedisce di comprendere un bugiardino, un annuncio di lavoro o una notizia di giornale, di leggere un grafico o di decifrare un discorso pubblico: cioè di essere cittadini nel pieno delle proprie facoltà civili. L’iniziativa dell’assessore di Bariano segnala un’urgenza al nuovo governo, anzi l’Urgenza (dimenticata nel contratto?): lo sfacelo culturale (e linguistico) di un Paese in cui solo 4 cittadini su 10 leggono almeno un libro l’anno, e chissà che libro. Bisogna ripartire subito dalla scuola e dalle scuole (per i nostri figli), dalla ri-formazione (per gli adulti) e dalle biblioteche (per tutti) come fosse non il 2018 ma l’Anno zero. Non è mai troppo tardi? No, è tardissimo!