Gazzetta dello Sport, 6 giugno 2018
La vittoria di Cecchinato. La dieta forse sbagliata di Djokovic e quella giusta (ha perso 40 chili) della cantante Oropesa
L’impresa di Cecchinato al Roland Garros: è in semifinale
In quasi tre ore e mezza Marco Cecchinato, numero 72 del ranking mondiale, ha sconfitto (6-3, 7-6, 1-6, 7-6) Novak Djokovic, numero 22 del medesimo ranking (e già numero 1 nel 2011) conquistando la semifinale del Roland Garros. Domani dovrà affrontare Dominic Thiem. Era da quarant’anni che un italiano non arrivava tra i primi quattro a Parigi: nel 1978 Corrado Barazzutti perse poi 6-0, 6-1, 6-0 contro Bjorn Borg. Cecchinato, che dalla prossima settimana sarà tra i primi 30 al mondo e testa di serie a Wimbledon: «Quando ho visto il rovescio sulla riga è stato il momento più bello della mia vita. Ho pensato ai sacrifici che avevo fatto, a tutte le battaglie. Mi sono scese anche due lacrime. Mi sono rivisto piccolino che iniziavo a giocare, e poi adesso dopo aver battuto Djokovic: sinceramente mi ha fatto impressione» [Semeraro, Sta].
«Di Cecchinato gli addetti ai lavori hanno detto per anni quello che Fassino diceva di Grillo: se si crede un campione, si iscriva a un grande torneo. Lui invece continuava a sgraffignare coppette nei circuiti minori del Sud Europa, accontentandosi di qualche notte spesata negli alberghi vista mare. Il venticinquenne Cecchinato sembrava il classico bersaglio di tante prediche scontate sulla gioventù italiana. Pigro e un po’ sbandato, tanto da cascare dentro un pasticciaccio brutto di scommesse. Deve essere stato quello il punto di rottura. Qualcosa gli è scattato nella testa e il suo braccio, fin lì rattrappito, si è messo a disegnare le smorzate e i lungolinea di cui fino a dieci giorni fa nessuno lo credeva capace. Nella vita non esistono solo i predestinati. Ci sono anche i cecchinati. Il loro talento assomiglia a certi fiori che sbocciano fuori stagione e forse per questo profumano di più» [Gramellini, CdS].
Djokovic
«Recentemente su Facebook ha fatto rumore, e suscitato le inevitabili polemiche, un post del nutrizionista svizzero Jürg Hösli a proposito di Novak Djokovic, che a parere di Hosli soffre proprio di ortoressia. Una convinzione tutta sua, che Djokovic non ha mai confermato, ma basata sull’osservazione del comportamento e sull’estrema attenzione per l’alimentazione che il fuoriclasse di Belgrado, a cui da anni è stata diagnosticata un’intolleranza al glutine, ha sempre dimostrato. Vegano, salutista, figlio di ristoratori e oggi a sua volta proprietario di ristoranti, alla dieta e alla cucina sana Djokovic ha dedicato un libro, rivelando di aver eliminato dalla tavola zuccheri, carne, glutine e di amare molto i frutti di bosco, le bacche, i semi di lino, di girasole e di sesamo. Un regime troppo rigido, secondo Hosli (e anche secondo il capitano di Coppa Davis della Serbia...), poco adatto alla fatica del campo, che avrebbe sfibrato il campione contribuendo a mandarlo in crisi proprio nel momento in cui aveva raggiunto il massimo dei risultati, e appariva imbattibile.
«Da trent’anni bulimia e anoressia sono molto diffuse nel tennis femminile», spiega Francesca Cenci, psicoterapeuta e psicologa dello sport. «Sia ad alto livello che fra le giovani». Uno studio norvegese ha messo in evidenza ad esempio come i disturbi alimentari colpiscano il 25% delle atlete magre, il 15% delle atlete con peso normale, e il 5% delle donne non atlete [Semeraro, Sta].
Quaranta chili
Quanti chili ha perso?
«Oltre 40, è stato un processo lento, durato 5 anni. Non ho fatto come Maria Callas. Sono vegana e runner, partecipo alle maratone, a Pittsburgh ho cantato La figlia del Reggimento la sera, e la mattina dopo ne ho fatta una».
Quanto si allena?
«Dieci chilometri per cinque volte alla settimana, senza ascoltare musica in cuffia. La corsa si può fare ovunque, non costa nulla, aiuta per lo stress e il jet lag, ti avvicina alla natura e alla Terra. Prima non praticavo nessuno sport. Ero timida, mi vergognavo di me stessa. Mi sento bella, la gente mi tratta diversamente. Dopo una recita noi cantanti ci buttiamo sul cibo? È vero, io su frutta e verdura».
In passato la sua carriera era condizionata dal modo in cui appariva?
«Sì. Ho maturato la decisione di cambiare dopo che al Metropolitan di New York mi hanno detto che avrei avuto difficoltà a trovare lavoro. Io non volevo perderlo per i miei chili di troppo. Una volta a un’audizione per Don Giovanni mi hanno scartata con queste parole: vogliamo un cast giovane e sexy. Non è un discorso di genere, vale anche per i maschi, se uno deve essere Don Giovanni, il pubblico non deve pensare che sei Falstaff».
Nell’ambiente si dice che la Caballé oggi avrebbe problemi di scrittura per via della stazza.
«Credo anche io che sia così, purtroppo».
[Lisette Oropesa, 34 anni, di professione cantante lirica, a Valerio Cappelli, CdS]