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 2018  giugno 05 Martedì calendario

Prima le élite italiane

Per avere negato l’esistenza e la conseguente cura delle famiglie arcobaleno, il ministro leghista alla Famiglia, Lorenzo Fontana, si è guadagnato la stima randellatrice del popolo di Internet. Non solo quella, però. Paola Concia, assessore a Firenze, sposata con una ragazza tedesca, ha garbatamente aggiunto una spiazzante ovvietà: «Non facciamo male a nessuno». Al pestaggio social, Fontana poteva rispondere in molti modi e ha scelto il peggiore, additando le élite del pensiero dominante. Ora, se la Lega è al governo, è facile supporre che il pensiero dominante sia piuttosto quello di Fontana, ma si vedrà. Primo. E secondo, presupporre che uno diventi omosessuale per censo, titolo di studio o posizione nella società è una visione strampalata. Si può essere gay in un assessorato di Firenze oppure in una palazzina di Zagarolo, da dove esercitare l’elitarismo è già più complicato. È che questa bella storia del popolo probo contrapposto alle élite farabutte, così fruttuosa nei delitti di massa del Novecento e nell’ultima campagna elettorale, sarebbe il caso di metterla da parte. Ma, se è una dialettica a cui proprio tiene, e siccome il concetto di élite è molto relativo, Fontana potrebbe dedicare qualche minuto alla storia di Sacko Soumalya, maliano, regolare, ucciso con un colpo di fucile alla testa a Vibo Valentia mentre da una fabbrica abbandonata rubava lamiere con cui costruire una baracca. Sacko lavorava nei campi per una paga che andava da due euro e mezzo ai cinque l’ora. Ecco, pure pagare così gente che vive così è roba da élite. Anche in questo, prima gli italiani.