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 2018  giugno 05 Martedì calendario

Zucchero: «No al rap dei finti ribelli»

 Zucchero ha fame di musica nuova. Il problema è che non riesce a trovarla. «Ho passato il mese di aprile in giro con la famiglia: un viaggio lungo la Route 66, da Chicago a Los Angeles. È stata una vacanza di grande ispirazione per gli occhi, i paesaggi mi hanno trasmesso vibrazioni intense. Un po’ meno per l’orecchio: giravo le stazioni radio sperando di sentire un vento nuovo, ma passano la stessa musica che si sente da noi».
La musica nuova c’è. Qui ai Wind Music Awards ci sono 17 rapper, in maggioranza della nuova ondata trap, su 48 artisti premiati…
«Non ci capisco più nulla. C’è stato un cambiamento enorme, veloce, repentino. E lo dice uno che ha difeso lo spirito dei rapper: fino a un paio di anni fa sentivo che avevano quello spirito di ribellione che il rock aveva perso». 
La trap parla molto di moda, soldi e droga.
«È un modo di essere figlio dei tempi che viviamo in televisione e sui social. Mi sembra che questi ragazzi vogliano fare i vip, quelli che puntano ad apparire e a fare i comunicatori più che gli artisti». 
E lei?
«Sarò anacronistico ma preferisco continuare per la mia strada. Per i miei tour investo più sui musicisti, ne porto in giro 13 fra i migliori del mondo, sono le mie 13 buone ragioni, che sugli effetti speciali».
In un anno è cambiata la musica, ma anche la politica. Che ne pensa?
«Sono sempre positivo verso il cambiamento. E questo ci voleva. Ormai era diventato stucchevole vedere sempre le stesse facce, che magari cambiavano anche partito. È presto per giudicare, ma il nuovo governo mi sembra credibile».
Torniamo ai suoi ultimi mesi. Dopo il viaggio? 
«Sono rimasto a casa. Mi sono dedicato a sistemare la mia house of blues, lo spazio destinato alla musica. E a spostare le piante. Gli amici mi prendono in giro, dicono che ho giardino e orto con le ruote».
Si avvicina un tour. Cosa ci dobbiamo aspettare?
«È nato tutto dall’invito che mi ha fatto Eric Clapton per il concerto a Hyde Park dell’8 luglio in cui suonerà con una band incredibile: Steve Winwood, Santana e Gary Clark Jr. Una delle ultime volte in cui lo si vedrà dal vivo. So che non vuole più fare tour perché lo affatica troppo e per un dolore alle mani che lo disturba molto. Non potevo dirgli di no e, vista la concorrenza, ho rimesso assieme una band come si deve e andremo in tour in Europa».
In Italia farà solo Venezia, 3 e 4 luglio. Ci sono state polemiche, non c’erano concerti in piazza San Marco dal 2011 e i veneziani si ricordano ancora lo stato in cui ritrovarono la città dopo i Pink Floyd nel 1989…
«Non è stato facile ottenere la piazza ma il rispetto è garantito. Amo Venezia, è un museo a cielo aperto e ci ho anche comprato casa 4 anni fa. Mi ha sempre affascinato, forse per quel suo essere un territorio dove lo spirito contadino si mischia alla cultura del mare, amo la laguna, le paludi, il pesce gatto… Secondo me è un simbolo ancora più forte del Colosseo: per questo ho deciso di filmare lo spettacolo».
Cosa cambierà rispetto all’ultimo tour?
«L’ho chiamato The best live perché farò tutti i brani più popolari. E recupererò anche canzoni che erano sparite dalle scalette come “Non ti sopporto più” e “Pippo”».
Torniamo a Hyde Park. Con che duetto tornerà a casa?
«Qualche anno fa sono stato a casa di Carlos Santana a Sausalito; ho suonato con sua moglie Cindy Blackman che è anche la sua batterista; nel 2001 lui avrebbe dovuto fare un assolo su “Baila” ma non riuscimmo a incrociare le agende; nel 2013 a locarno mi invitò a fare con lui “Black Magic Woman” ma mi avvisò a pochi minuti dallo show e declinai per evitare figuracce... Insomma lui sa che prima o poi qualcosa assieme lo faremo...».