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 2018  giugno 05 Martedì calendario

Tokyo-California. A nuoto

Sulla spiaggia di Quiberon, toccando il suolo francese dopo 73 giorni passati a nuotare tra le onde dell’Oceano Atlantico, Benoît Lecomte, commosso e stremato, aveva fatto una promessa a se stesso: «Mai più». Mai più avrebbe ritentato l’impresa folle di attraversare un oceano sospinto solo dalla forza del suo corpo e delle correnti: dieci settimane a sbracciare tra le acque (spesso gelide) dell’Atlantico, dal Massachusetts alla costa della Bretagna, accompagnato solo da una barca in cui riposarsi tra una giornata di nuoto e l’altra. Una pazzia (mai tentata prima) a fin di bene: raccogliere fondi per la ricerca sul cancro, la malattia che aveva ucciso suo padre sette anni prima. Ma dopo una crisi emotiva, un infortunio al braccio, decine di bruciature di medusa e la paura di uno squalo che lo aveva seguito per 5 giorni, alla fine Ben Lecomte ci era riuscito, unico nella Storia: aveva attraversato un oceano a nuoto, e non ci avrebbe riprovato mai più. 
Era il settembre del 1998. Pochi giorni dopo, l’allora 31enne rappresentante dell’American Airlines, seduto nel salotto televisivo di Oprah Winfrey, asciutto, pettinato e incravattato, era già deciso a tradire la parola data. «Ho bisogno di nuove sfide, di spingermi oltre», ammise davanti alla presentatrice che lo guardava come fosse matto. Vent’anni più tardi, Ben – che ora ne ha 51 – è pronto per una sfida ancor più complicata: solcare l’Oceano Pacifico.
Dopo una lunga preparazione e un paio di rinvii, Lecomte partirà oggi da Tokyo e arriverà (si spera) a San Francisco tra circa sei mesi. Si è allenato in California ma farà la strada opposta: nuotare contro le correnti oceaniche sarebbe stato troppo anche per uno che trova piacere nella fatica sovraumana. Lungo gli 8.851 chilometri che dovrà percorrere, quasi il doppio dell’avventura di 20 anni fa, indosserà una muta ultra-tecnica, pinne, occhialini, boccaglio e vari accessori elettronici (dal rilevatore di battiti al vitale braccialetto magnetico per tenere lontani gli squali) e sarà scortato da un gommone e da una barca su cui dormirà. A bordo ogni sera sarà riabbracciato da un equipaggio di 12 persone tra marinai, ricercatori e medici pronti a offrirgli quelle 8 mila calorie di cui avrà bisogno dopo aver nuotato, secondo i piani, per circa 8 ore al giorno. Il tempo che un uomo comune trascorre in ufficio, Ben lo passerà a sfiancarsi in mare aperto.
Non c’è solo un delirio sportivo al limite del masochismo dietro «The Longest Swim», la nuotata più lunga di sempre: il progetto, sostenuto dalla Nasa e da 27 organizzazioni impegnate su sfide ambientali, vuole combattere la piaga della plastica che inquina gli oceani. Soprattutto nella parte settentrionale del Pacifico dove si trova il «Great Garbage Patch», una concentrazione d’immondizia galleggiante che si estende su un’area grande come il Texas. Lecomte ci nuoterà in mezzo, mentre dall’imbarcazione raccoglieranno dati e campioni per una dozzina di studi scientifici. Nel 2019 uscirà un documentario sull’impresa di Ben. L’ultima, fino al prossimo «mai più».