la Repubblica, 4 giugno 2018
La lotta per salvare il mondo? C’è, ma quasi non si vede
In “Mentre noi restiamo qui” di Patrick Ness lo scrittore young adult rovescia i canoni fantasy
Raccontare quelli che non sono eroi, che non salvano il mondo, che non hanno superpoteri. E farlo proprio mentre, sullo sfondo, infuria una battaglia cosmica tra paladini del Bene e il Male che avanza. Con le lotte per scongiurare l’Apocalisse liquidate in poche righe, e l’enfasi narrativa concentrata invece sui tormenti umani, troppo umani di un gruppo di ragazzi “normali”. Per spiazzare i lettori. Per capovolgere le convenzioni del genere fantastico. Per farci capire che siamo tutti importanti, tutti degni d’attenzione. Anche se siamo fragili e spaventati, senza nessuna missione impossibile da compiere.
È la distopia rovesciata che Patrick Ness – il più amato e talentuoso scrittore young adult della scena globale, già autore di capolavori come Sette minuti dopo la mezzanotte e la saga Chaos – disegna in Mentre noi restiamo qui, in uscita domani per Mondadori. E non è solo una questione di effetto sorpresa, di freddo gioco letterario: perché questo libro audace, dissacrante, velatamente ironico, già dalle prime pagine ci fa sentire il calore del sangue, dei nervi, delle emozioni dei personaggi. Teenager che si avvicinano, tra gioie e dolori, alla linea d’ombra del diventare adulti.
Una storia che trasuda vita e autenticità, malgrado si iscriva nel solco del cosiddetto urban fantasy: «Anche il romanzo più realistico del mondo è totalmente frutto di invenzione – ha spiegato una volta Ness – ed è falso quanto un romanzo fantastico. Allo stesso modo, una riflessione in un ambito fantastico può essere vera quanto quelle in contesti realistici». E allora, forti di questa premessa, benvenuti nella cittadina in cui vivono i protagonisti del libro: Mikey, il narratore, che lotta contro gli attacchi d’ansia e una famiglia sfasciata, padre alcolista e madre persa dietro ambizioni politiche; sua sorella Mel, sempre in bilico sul fronte dell’anoressia; l’amica (e amata) del cuore Henna, dalla vita sentimentale confusa; il migliore amico Jared, che forse nasconde un segreto.
Sono ragazzi che frequentano l’ultimo anno delle superiori.
Che non sanno ancora con chiarezza quale percorso di vita scegliere. Che non sono supportati dai genitori. Che si considerano l’un l’altro l’unico sostegno possibile. E che, tutti presi (e noi con loro) dalle proprie preoccupazioni ordinarie, assistono anche – ed è questo il colpo di genio dello scrittore – agli eventi straordinari che li circondano, e che l’autore racconta solo in poche righe a inizio capitoli: la lotta di quelli che nel libro sono chiamati “indie”, i ragazzi prescelti, contro l’oscurità. Con un corollario di fenomeni paranormali di vario tipo.
Come si vede, siamo di fronte allo smontaggio dei classici scenari da saga distopica, con cui Patrick si è cimentato brillantemente in Chaos. Un modus operandi che evoca esempi illustri di “eresia” tratti da altri generi letterari, come il giallo o il noir, tutti in seguito copiati da tanti epigoni: Agatha Christie che sconvolge i suoi lettori, violando una delle regole ferree del mistery classico (il narratore non può essere l’autore del delitto), ne L’assassinio di Roger Ackroyd
(1926); la voce fuori campo di un William Holden morto in piscina che racconta la vicenda del film Viale del tramonto di Billy Wilder (1950); o Alfred Hitchcock che fa morire la star protagonista di Psycho, (1960) Vivien Leigh, nella prima parte della pellicola. In fondo Ness, con Mentre noi restiamo qui, compie nell’universo della narrativa fantastica young adult una decostruzione analoga.
Restando fedele però alla sua ricetta, quella che lo ha reso così popolare tra i giovani lettori: coniugare l’immaginazione al potere, la descrizione di un mondo in cui ci sono più cose in cielo e in terra di quanto si creda, con un realismo e una sincerità disarmanti, intessuti delle emozioni e delle confusioni che ogni essere umano sperimenta. Non solo i ragazzi, anche gli adulti: provare i suoi romanzi per credere.