Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  giugno 04 Lunedì calendario

«Che stupore ai miei show, mi scambiano per Di Battista»

Il giorno dopo le elezioni del 4 marzo, il chitarrista e compositore Renato Caruso era all’ufficio postale quando è stato fermato da un passante: «Ma che ci fai qui? Non dovresti andare a festeggiare?». Dopo un attimo di smarrimento, ha capito: «Mi aveva scambiato per Alessandro Di Battista, mi succede continuamente. Sotto ai miei video su YouTube o nei miei canali social la gente ci scherza e all’inizio dei miei concerti mi guarda sempre con un po’ di stupore. A volte mi chiedono anche di candidarmi». 
Una somiglianza con l’esponente del Movimento 5 Stelle che gli è stata fatta notare decine di volte e di cui l’artista calabrese, 36 anni, si è ormai fatto una ragione. «Non ho mai conosciuto “Dibba” e non ho interesse a candidarmi, ma per fortuna vedo che le persone, dopo aver fatto le battute politiche, ascoltano anche la mia musica e mi fanno pure i complimenti».
Renato Caruso ha appena pubblicato «Pitagora pensaci tu», un album strumentale pervaso dalla sua chitarra che include 11 inediti e due cover. Nelle composizioni si muove fra i generi, con rimandi e suggestioni che vanno dalla bossa nova alla classica, tanto da aver coniato un neologismo per raccontare il suo universo sonoro: «Lo chiamo fujabocla, un acronimo che racchiude i mondi da cui provengo, ovvero il funk, il jazz, la bossa nova e la classica. È una parola che si avvicina anche alla mia filosofia di vita, fatta di contaminazioni». 
I brani hanno titoli evocativi, da «Aladin Samba» a «Passeggiando per New York» e «sono delle piccole colonne sonore che nascono da tante suggestioni: da un quadro, da un libro, da un film», spiega l’artista, che ha alle spalle una formazione in conservatorio e che, oltre a comporre, insegna chitarra e informatica musicale. Insieme agli inediti, l’album contiene due omaggi: «Tears in heaven» di Eric Clapton e soprattutto «Quando» di Pino Daniele, che Caruso considera uno dei suoi padri spirituali: «Pino è stato un genio e sono innamorato del suo linguaggio musicale che ha davvero lasciato il segno».
Il viaggio di Caruso da Napoli al Sud America, da ascoltare live il 26 giugno con uno showcase acustico alla Feltrinelli Red di Milano, approda idealmente a Parigi: «Se potessi scrivere una colonna sonora, mi piacerebbe fosse per un film romantico. Immagino la mia musica che accompagna una passeggiata sulla Senna».