Corriere della Sera, 4 giugno 2018
Noi senza fogne né depuratori
Da diciotto anni l’Italia non rispetta le leggi europee sui sistemi di depurazione dell’acqua, e nemmeno le proroghe, e così il 31 maggio la Corte di giustizia del Lussemburgo ci ha condannati a pagare una multa di 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo fino alla completa messa a norma. Secondo il Commissario straordinario alla fine il conto sarà di mezzo miliardo. Intanto quasi 400mila persone vivono ancora senza la fognatura.
I Comuni fuori norma Tutto è iniziato nel 1991 quando il Consiglio europeo con una direttiva ha chiesto agli Stati membri di mettere a norma – entro il 2000 – gli impianti di trattamento delle acque reflue e il sistema fognario. Trascorsi 10 anni da Bruxelles parte la prima procedura di infrazione che si conclude con l’accertamento delle inadempienze da parte di 110 Comuni. La maggior parte sono aree urbane del Sud Italia, 62 soltanto in Sicilia. Ma nell’elenco compaiono anche Santa Margherita Ligure, Rapallo, Ischia e due centri del Friuli Venezia Giulia. Da allora, soltanto in pochi hanno avviato i cantieri recuperando il danno, mentre buona parte degli amministratori locali ha continuato a trasgredire. Il Commissario straordinario per l’adeguamento delle fognature Enrico Rolle stima in 500 milioni di euro il totale dell’esborso che alla fine sarà dovuto per colpa delle inadempienze, tenendo conto anche dei cantieri ancora aperti. Nominato dal governo nel 2017 per risolvere la grave emergenza entro i prossimi due anni, il responsabile dei lavori confessa: «C’è poco da fare, solo alcuni agglomerati saranno a norma nell’arco dell’anno, ma quelli che stavano più indietro comporteranno sanzioni da 3 a 5 anni».
Di chi è la colpa?Soltanto per l’adeguamento della raccolta delle acque reflue di Catania è previsto un intervento di 400 milioni di euro, ma i lavori non saranno conclusi prima di 4 anni. Ancora in alto mare anche Rapallo, dove è in atto la costruzione dei sistemi di depurazione con uno stanziamento di 45milioni di euro, e Ischia dove sono stati investiti 106milioni di euro. Mentre a Palermo si deve ancora intervenire nello scarico che sversa i liquami nel fiume Oreto che attraversa il centro della città. Ma di chi sono le responsabilità?: «Bisognerebbe chiederlo ai presidenti delle Regioni» risponde il Commissario, «e ai responsabili delle unità di ambito per quali ragioni non si è riusciti a far partire il servizio idrico integrato. Le colpe sono di chi doveva organizzare i servizi che non sono stati messi in campo».
Le altre infrazioniL’inadeguatezza dei depuratori è ben mappata dal governo nel sito acqua.gov.it grazie al quale tutti i cittadini possono scoprire che la causa C565/10, per la quale toccherà sborsare i soldi, non è l’unica pendente sul tavoli dei giudici del Lussemburgo. In corso c’è una seconda procedura d’infrazione, subita per colpa del mancato rispetto degli obblighi contenuti nella direttiva 91/271 del Consiglio europeo. Questa volta i Comuni imputati si trovano soprattutto al Nord: 21 soltanto in Lombardia e 11 in Friuli Venezia Giulia. Bruxelles chiedeva la costruzione di impianti che tenessero conto delle variazioni stagionali di carico, ma non è stato fatto. Infatti le situazioni più critiche si riscontrano nelle zone turistiche dove i volumi aumentano nei mesi in cui arrivano i villeggianti. Si scopre che Courmayeur, rinomata meta sciistica, a oggi è ancora deficitaria nei sistemi di trattamento dei liquami, e per rimediare servono 27 milioni di euro. Al momento, per scongiurare la seconda ammenda dall’Europa il Commissario ha messo mano a 28 cantieri ma, se gli enti locali non si daranno da fare, il rischio di far passare altri 10 anni senza concludere le opere ci «regalerà» un’altra multa.
Il deficit strutturale Sul 21% del territorio, l’acqua che scende dallo scarico del wc, quella con cui si lavano i piatti o si fa la doccia, non viene correttamente trattata per essere rimessa in circolo. Come rilevato dall’Istat ci sono 342 Comuni, in cui vivono 1,4 milioni di abitanti, completamente sprovvisti di impianti di depurazione. La maggior parte sono al Sud: 75 in Sicilia (12,9% della popolazione regionale), 57 in Calabria, 55 in Campania. Il Commissario straordinario, per portare a compimento tutte le 151 opere imputate nelle due procedure di infrazione europea, ha tra le mani un budget di 1,6 miliardi di euro. Nel frattempo bisognerà tenere gli occhi aperti pure sull’ultima segnalazione arrivata dalla Commissione che più recentemente è tornata a puntare il dito su altri mille nuovi centri non completamente a norma. Tra questi, 115 sono in Lombardia, a cui si aggiunge la città di Bologna, non del tutto conforme al 100% nel trattamento secondario. Anche Venezia, che ogni anno deve gestire, oltre ai suoi 261 mila residenti (terraferma compresa), anche 10 milioni di turisti, risulterebbe avere un impianto con capacità inferiori rispetto al carico.
In 400 mila senza fogneInfine la vergogna dei 40 Comuni che la fognatura ancora non ce l’hanno. Sembra impossibile, ma nel 2018 in Italia ci sono ancora 385.249 abitanti che sversano lo scarico del water nei canali, nei prati o in mare. Più della metà delle emergenze sono in Sicilia, in particolare nella provincia di Catania. Ma nella lista ci sono anche piccoli Comuni del Piemonte, Trentino e Friuli Venezia Giulia. Disperdere nell’ambiente le sostanze organiche provoca un potente carico inquinante batteriologico e rischi sanitari; mentre le acque grigie, composte da detersivi e saponi, danneggiano l’habitat.
Alla fine solo bonifiche molto costose potranno riparare i danni, ma intanto dobbiamo subito pagare la multa. Chissà se lo Stato chiederà i soldi alle Regioni inadempienti, che poi magari scaricheranno le sanzioni sulle bollette dei cittadini contribuenti.
(ha collaborato
Carla Falzone)