la Repubblica, 4 giugno 2018
Le regine cordialmente ostili. «Maria non doveva parlare del mio pianto nel suo libro»
Va in scena oggi la sfida regina tra “quelle che cordialmente si odiano”: Serena Williams e Maria Sharapova si ritroveranno a incrociare di nuovo le racchette. Non accadeva da un paio d’anni, e si rivedono in condizioni diverse dallo smalto dei vecchi tempi: la russa che fatica a rialzarsi dalla vicenda Meldonium, l’americana che cerca altri record dopo la maternità.
L’unica cosa rimasta immutata nel tempo: l’odio. Reciproco. È perfino possibile fissarne una data, un luogo: Wimbledon 2004. Ha voluto ricordarlo la russa. Rivangarlo, sottolinearlo nero su bianco nella sua autobiografia, “Unstoppable”. Sharapova vinse il torneo londinese e, negli spogliatoi, la vide in lacrime, singhiozzante. «Io mi cambiai i vestiti e uscii velocemente, ma lei si accorse che l’avevo sentita piangere e credo che questo sia la ragione per cui mi odia: quella bambina secca l’aveva sconfitta contro ogni pronostico e giurò a un’amica che non avrebbe mai più perso contro una str…a come me».In effetti, a giudicare dagli scontri diretti, Serena Williams è quasi riuscita a mantenere quella promessa: nelle 21 sfide totali, ne ha poi persa solo un’altra. Le altre 19 sono state sempre sue. Aveva comunque anche Maria Sharapova un pregiudizio: «Il mio primo pensiero, nel vedere Serena a una conferenza, fu di andare a salutarla, ma non ci riuscii: volevo alzarmi, ma il mio corpo era come bloccato. La fissavo, e il mio pensiero fisso era di batterla». Oggi ammette sportivamente che «se questi sono i dati vuol dire che lei è stata migliore di me, che ha avuto qualcosa in più». Ma le concessioni di fair play lasciano il tempo che trovano. Il tempo è scaduto: «Non ho alcun sentimento negativo nei suoi confronti» ha risposto a domanda Serena. «Per me è stato deludente leggere questi stralci del libro. Oggi sono madre e, avendo una figlia, capisco come la negatività venga insegnata. Mi sento come se noi donne, in particolare, ci scambiassimo le une con le altre. L’episodio di Wimbledon? Sarebbe stato più scioccante se non fossi stata in lacrime. Io sono emotiva. Penso che sia normale, pura umanità. Ecco perché avrebbe dovuto restare nei suoi, e nei miei ricordi, e non essere scritto in un libro».