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 2018  giugno 04 Lunedì calendario

La vita in un esame: Gaokao, la sfida dei giovani cinesi

Sveglia alle 6, le lezioni iniziano alle 7. A pranzo un’oretta per tornare a casa, dove mamma ha preparato da mangiare, poi di nuovo a scuola fino alle 18. E ancora dopo cena, fino alle 22.
Restano un paio di ore per finire i compiti, a mezzanotte a letto. Da qualche tempo questa è la vita di Xiao «sabati e domeniche comprese». Non esiste telefono, niente uscite, «nessun tipo di svago». Solo i libri: per lei, come per 9 milioni di ragazzi cinesi in questi giorni esiste solo il gaokao.
Questa settimana il test di accesso all’università deciderà il loro futuro, in una scala da 0 a 750. I pochi che andranno sopra il 600 possono ambire a un posto in uno dei migliori atenei della Cina, come Tsinghua o Peking, passaporto per il successo. Attorno ai 550 va comunque bene per una buona università locale, come la Xi’an a cui punta Xiao, laurea in Finanza. Sotto, tanto varrebbe non farla. «Tante persone vogliono passare da un ponte molto stretto», dice la ragazza. E con loro, per lo più figli unici, sperano e spingono intere famiglie.Al confronto, la nostra maturità è uno scherzo. Sul piano del folklore: qui interi villaggi si fermano durante i due giorni della prova e i parenti restano nove ore in attesa fuori dalle aule. Ma soprattutto su quello dello stress.
Wang Zhenxue, 48 anni, non potrebbe essere più tormentato.Sua figlia Ping ne ha 19 ed è scappata da scuola prima della quarta prova dell’esame: troppa pressione. Hanno litigato, anche i nonni le hanno ricordato gli sforzi fatti per lei. Come quasi tutti, nell’ultimo anno i genitori le hanno pagato delle lezioni private, un’industria che in Cina è esplosa. Questa famiglia umile di Pechino, 1.200 euro al mese di entrate, ne ha spesi oltre 12 mila.
Se non serviranno a Wang non importa: «Rifarei tutto, c’è investimento che vale di più del futuro dei nostri figli?». In questi giorni lui e la moglie hanno pianificato i turni per prendere e riportare Ping a scuola. Sarebbe a 15 minuti in bici da casa, ma l’istituto ha chiesto di proteggere i ragazzi da ogni possibile incidente: «Sono trattati come i panda», dice.
Come ogni anno gruppi di genitori e educatori protestano, online appaiono sfoghi su come questa crudele competizione stia avvelenando la scuola cinese. Il governo ha vietato ai media di celebrare gli studenti che ottengono i risultati migliori. Ma alcune famiglie-tigre si sono infuriate quando ha ipotizzato di ridurre il carico di studio dei ragazzi. Quasi tutti riconoscono che nell’interminabile preparazione al gaokao non si imparano cose utili, ma solo ad affrontare un esame.
Eppure sia Xiao che Wang dicono che di fronte a quelle quattro prove, cinese, matematica e inglese per tutti, una quarta a scelta tra scienze naturali e sociali, tutti in Cina sono uguali: «Il gaokao è una delle poche competizioni eque in questo Paese», dice Wang. «I figli delle persone comuni devono farne tesoro».
E forse è questo il problema, nella Cina dove tutti stanno diventando più ricchi, ma il divario tra i ricchissimi e gli altri non fa che aumentare. Dopo aver conseguito il voto del gaokao, (a 18 anni) le chance di cambiare vita restano poche. Sempre più ragazzi decidono di non darlo e andare a studiare all’estero: ma non sono tanti a potersi permettere questa scelta. «Gli insegnanti ci ripetono che tutte le strade portano a Roma», dice Xiao. Sua madre si è spostata dalla campagna in città per prepararle i pasti, ma a differenza dei compagni lei ha deciso di non prendere lezioni private. Ieri in classe una ragazza è svenuta: Xiao cerca di stare serena, dice che un’attitudine giusta è decisiva. Wang, il padre di Ping, non riesce ad avere lo stesso distacco: sa che il gaokao non è l’unica possibilità per la figlia, ma di certo è la più importante.