La Stampa, 4 giugno 2018
L’appello di Bill Clinton
Va bene che Bill Clinton adesso si reinventa pure come romanziere, però siccome resta anche un ex Presidente, due messaggi di sostanza politica legati al suo primo thriller ci tiene a lanciarli. Primo: «Il cyberterrorismo non riguarda solo le interferenze elettorali, ma minaccia direttamente le nostre vite, e quindi dovremmo mobilitarci tutti di più per prevenirlo». Secondo, legato al primo: «Gli Stati Uniti non devono ritirarsi dal mondo, ma abbracciarlo, perché solo lavorando insieme agli altri riusciremo ad affrontare e superare questi problemi».
L’occasione per incontrarlo viene dall’invito alla presentazione del suo primo romanzo, Il Presidente è scomparso, che esce oggi anche in Italia da Longanesi. Lo ha scritto insieme con lo specialista di thriller James Patterson, e racconta la storia di un presidente degli Stati Uniti che deve difendere il suo Paese, e il mondo intero, dalla minaccia di un attacco cibernetico imminente. L’appuntamento è alla fiera BookCon di New York, dove l’avvocato Robert Barnett discute con i due autori, ma già il luogo è tutto un programma. Il Javits Center, sotto la cupola di vetro dove sua moglie Hillary aveva previsto il proprio discorso la notte del 9 novembre 2016. La metafora doveva essere che la sua elezione aveva finalmente infranto il «glass ceiling», la barriera invisibile che ancora opprime le donne nella nostra società, ma è stata rimandata. Bill però non rinuncia a pungere il castigatore di Hillary, Donald Trump, pur senza mai nominarlo.La scena dell’impeachmentBarnett, ad esempio, gli chiede se iniziare il romanzo con una scena in cui si discute l’impeachment del presidente non sia un «wishfull thinking». Bill, che all’impeachment era stato sottoposto per il caso Lewinsky, risponde così: «Dal libro impari che l’impeachment non è solo ciò che vuole il Congresso, ma è limitato dalla Costituzione. Poi vedi come opera una Casa Bianca responsabile, quando è sotto il fuoco nemico». Molte donne ricoprono cariche vitali, in Il Presidente è scomparso, e Clinton ne approfitta per pungolare Trump: «La nostra società dovrebbe essere guidata dal merito, non da altri aspetti della nostra vita. Di sicuro nella Casa Bianca del nostro romanzo non c’è nessun protagonista che non sia qualificato a svolgere il ruolo che ricopre». Si discute anche delle gravi responsabilità di un presidente, quando è costretto a prendere decisioni che fanno la differenza tra la vita e la morte. Come il protagonista del libro, che deve ordinare il bombardamento contro un terrorista, pur sapendo che con lui rischiano di morire alcuni bambini: «Credo che tutti i presidenti abbiano a cuore la vita degli innocenti, ma capitano sempre circostanze che ti mettono alla prova. Ad esempio io, pochi mesi dopo essere entrato alla Casa Bianca, dovetti decidere la risposta al tentativo dell’Iraq di uccidere il mio predecessore Bush in Kuwait. Lanciammo otto missili sulla sede dell’intelligence di Baghdad, ma tre mancarono il bersaglio e colpirono i civili. Da allora in poi, quando mi pressavano per ordinare un’azione militare contro dei nemici, chiedevo sempre: non possiamo ucciderli domani?». Attenzione al progressoIl romanzo però ruota intorno alla minaccia cibernetica, e Clinton avverte che non è uno scherzo: «Nel 1997 fui il primo presidente a firmare un ordine esecutivo per contrastarla. Ora è una minaccia che ci riguarda tutti da vicino. Russi e cinesi hanno ottenuto alcuni successi nelle azioni per interferire con le elezioni, ma il problema è molto più ampio: va dalla cancellazione dei nostri conti bancari, ad attacchi che mettono a rischio le nostre vite. È curioso che la metà dei capitali pubblici e privati destinati ad affrontare questa emergenza vadano oggi a Israele. Per fortuna è un nostro alleato, ma dovremmo fare molto di più».Barnett lo stuzzica sull’uso delle email, che ha contribuito ad affossare Hillary: «Il progresso facilita le nostre vite, ma richiede anche più attenzione». Gli attacchi di successo dei russi forse sono costati la Casa Bianca a sua moglie, ma Bill invita ad andare oltre: «Alcuni dicono che il peso delle interferenze elettorali dipende da che parte stai: sono buone o cattive, a seconda che ti aiutino o no. È un errore, perché prima o poi tutti ne diventeremo vittime». Quindi lancia un appello: «La sicurezza cibernetica deve diventare il cuore della nostra difesa, e i contribuenti devono convincersi a investire di più in questo settore. Dobbiamo spendere di più, e collaborare con gli altri Paesi, perché questo è un problema che non possiamo risolvere da soli».Da qui nasce il secondo appello, legato chiaramente al modo in cui Trump sta gestendo la politica estera: «Gli Stati Uniti non devono ritirarsi dal mondo, ma abbracciarlo». Così arriva anche la domanda su come stia Hillary, che lui trasforma in un riferimento alla possibile ondata elettorale montante contro Trump: «Bene. Lavora molto per aiutare l’attivismo dei giovani. Nel nostro Paese è in corso una mobilitazione che non avevo mai visto prima».