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 2018  giugno 03 Domenica calendario

Tutti i segreti di «2001 Odissea nello spazio»

Domani e martedì, dopo essere stato presentato al Festival di Cannes, sarà distribuito nelle sale, restaurato, a cinquant’anni dall’uscita, 2001 Odissea nello spazio. Del film si è scritto dovunque, trattasi di evento, ma presenta tali complessità e richiami, che... non se ne scrive mai abbastanza. Produco uno stralcio della recensione che fa parte del dizionario Farinotti ed è la più lunga in tutto il volume: «Capolavoro in assoluto, non della storia del cinema di fantascienza ma di quella del cinema tout court, “2001” rappresenta una delle riflessioni più articolate giunte sul grande schermo sul rapporto civiltà/tecnologia nonché sul destino dell’umanità. Kubrick, riesce a sviluppare il suo discorso a partire da un romanzo di Arthur C. Clarke. Ciò che nel testo letterario è precisa descrizione, nel film diventa suggestione, a partire dalla scelta di una colonna sonora che ha fatto epoca, con le note del Danubio blu ad accompagnare il volo delle astronavi. L’abbiamo ritrovata in mille versioni pubblicitarie o di accompagnamento a servizi televisivi, ma qui aveva una precisa funzione: commentare le immagini di un futuro ipertecnologico mediante la musica composta nel periodo in cui la temperie culturale era permeata dalla convinzione della bontà assoluta della scienza e delle sorti progressive dell’umanità guidata dalla sua Luce. Il protagonista del film è un non-attore, è HAL 9000, il computer. Gli umani sono a sua disposizione mentre lui sembra alloro servizio. Ma non si tratta della solita macchina “cattiva”. È l’uomo, che si prepara da solo la propria distruzione». Il titolo si posiziona molto in alto nelle gerarchie del cinema, ma c’è qualcuno che lo ritiene il più grande film di sempre. Si tratta di un cineasta legittimato a dire la sua, Christopher Nolan, quello di Dunkirk, anche se il suo giudizio può essere viziato, diciamo così, da un eccesso d’amore, magari persino da «conflitto», perché il regista inglese è stato uno dei mecenati che ne hanno permesso il restauro. Nolan ha esteso l’assoluto non solo al titolo, ma a colui che lo ha firmato, Stanley Kubrick, che ha definito, appunto, il più grande regista della storia del cinema. Fornendo spiegazioni tecnico-artisti che generali, e confessandola sua passione personale, che gli deriva dall’età più vulnerabile, quella infantile, dunque nessun condizionamento, nessuna cultura pregressa ma il libro bianco per una pura ricezione. E, dice Nolan «a sette anni, avevo già intuito quel film, dopo l’ho capito e tutto il resto...» Ha aggiunto: «Avrei compreso nel tempo che quanto fece Kubrick nel 1968, avrebbe cambiato per sempre non solo il modo di fare il cinema di fantascienza ma di pensare un certo approccio a questa arte». Il regista ha voluto che il restauro rimanesse fedele alla pellicola usando la tecnologia più alta, la stessa di Dunkirk, girato su pellicola da 70mm. E ha spiegato il perché: «L’analogico e il digitale possono coesistere, ma la pellicola per certe fasi è irraggiungibile, nella profondità dei colori, nei contrasti, nella risoluzione, il tutto si traduce in un’emozione maggiore. L’emozione di 2001. Dunque un autentico profondo atto d’amore verso l’opera di Kubrick. Al netto della parzialità e dell’«assolutismo» di Nolan, 2001 Odissea nello spazio fa parte della classifica Sight& Sound, magazine inglese che ciclicamente redige una graduatoria dei film interpellando alcuni degli specialisti del settore di tutti i Paesi. Il movimento del cinema è portato a dare credibilità a tali scelte, anche se, è un assunto, non solo mio, che niente è più discrezionale del cinema.