la Repubblica, 3 giugno 2018
Il rischio di una bolla per i diritti tv del calcio: il metodo Mediapro che spaventa la serie A
Ha fatto molto scalpore, nei giorni scorsi, l’ufficializzazione dell’acquisto da parte della società spagnola Mediapro dei diritti tv per il mercato domestico del campionato francese alla cifra record di 1153 milioni di euro l’anno per 4 anni. Molti, numeri alla mano, hanno celebrato la notizia come lo storico «sorpasso sulla Serie A da parte della Ligue1»: il campionato italiano nel triennio 2015-2018 era stato venduto a Sky e Mediaset per un totale di 945 milioni di euro a stagione, mentre per il prossimo triennio – le trattative sono in corso – pare non si riesca ad andare oltre i 970, diritti di archivio inclusi. I francesi dunque avrebbero saputo ricavare dal loro campionato – storicamente il meno attraente fra i primi 5 del continente – 200 milioni in più degli italiani. Ma le cose non stanno così. Per capire che qualcosa non va in questa lettura dei fatti, basterebbe dare un’occhiata al valore tecnico e al blasone delle squadre che giocano nei due campionati. È una follia paragonare l’appeal televisivo – e dunque il valore – di un match come Juventus-Inter con quello di un Psg-Nizza. E allora come si spiegano quei numeri? La prima cosa che va detta è che si tratta di due contratti di natura del tutto diversa. I 945 “milioni italiani” dello scorso triennio (esattamente come i 970 milioni del prossimo, se le cose andranno come sperano il presidente della Lega calcio Gaetano Micciché e la grande maggioranza dei club) sono soldi veri, garantiti dai broadcaster attraverso costose fideiussioni bancarie che coprono l’intera cifra e immediatamente scontabili in banca. Con quei soldi i club possono dunque pagare da subito gli stipendi ai calciatori, le fatture dei fornitori, le commesse di calciomercato. Insomma, cash: in cambio del quale i broadcaster (nel caso Mediaset e Sky) ottengono il diritto di trasmettere ai propri abbonati le partite e di ricavarne quanto più riescono. Il contratto francese prevede tutt’altro: senza versare garanzie, gli spagnoli di Mediapro si sono impegnati a costruire nei prossimi due anni un canale tematico a fronte del quale, pagheranno 1153 milioni. Solo una volta realizzata la struttura e avviata la commercializzazione. Cioè nel 2020. Fino ad allora, alla Ligue1 e dunque alle squadre francesi non arriverà un solo euro. Non è tutto, perché se qualcosa dovesse andar male nella fase di distribuzione del canale agli utenti, non è detto che gli spagnoli si trovino nelle condizioni di riuscire a onorare gli impegni presi. Sia chiaro: il modello proposto da Mediapro in sé non è sbagliato. Anzi, viste le trasformazioni del mercato, legate alle abitudini di consumo delle nuove generazioni, l’impressione è che il canale dedicato, capace di declinare il prodotto secondo le varie tecnologie disponibili sia sicuramente più attuale di quello proposto dalle pay tv tradizionali. Però va ancora calibrato su tipo di offerta e prezzi in uno scenario tutto da inventare. Detto questo, restano molto dubbi. Se da un lato è innegabile che fino ad oggi Mediapro abbia sempre vinto le sue scommesse – perché a ben guardare di scommesse si tratta – e pagato i suoi debiti, rivendendo il calcio a prezzi maggiori rispetto a quelli cui li ha acquistati, è anche vero che se il meccanismo si inceppa (in molti già parlano di “bolla dei diritti tv”) il rischio del botto è altissimo. Specie se sul piatto del pallone hai messo una puntata altissima – come hanno fatto gli spagnoli – senza avere le spalle abbastanza larghe per sostenere eventuali flop.Quanto sono larghe le spalle di Mediapro? Il gioco dei rialzi dei diritti l’ha aiutata finora a crescere e fare soldi senza mettere a rischio i conti. Nel 2017 ha fatturato 1,67 miliardi con 128 milioni di utili (+12%). Il debito a fine 2016 era stato dimezzato da 231 a 143 milioni.La struttura patrimoniale resta però molto gracile: il patrimonio della controllante Immagina non supera i 400 milioni di euro in totale. Poco per un’azienda che si è impegnata a pagare oltre 7 miliardi l’anno per i prossimi “cicli televisivi” in giro per l’Europa, tra Italia, Francia e Spagna. Uno shopping di diritti tv quasi compulsivo, quello di Jaume Roures: 1,05 miliardi per la serie A Italiana (2018-2021, il contratto è ancora valido e verrà risolto in caso di mancata presentazione delle garanzie, il prossimo 5 giugno); 1,150 per la Ligue 1 a partire dal 2020; 1,1 miliardo l’anno per i diritti della Champions 2018-2021 in Spagna e – stando a quanto annunciato da Roures – a breve 1,3 miliardi per la Liga spagnola 2019-2022.Per ridurre il “rischio calcio”, la galassia Mediapro ha diversificato in altri business: sta costruendo un parco a tema dedicato a Leo Messi a Nanchino, produce film (tra cui tre di Woody Allen), ha finanziato, in omaggio alle vecchie simpatie politiche di Jaume Roures, il documentario di Oliver Stone su Fidel Castro.Non solo: in Spagna controlla un giornale (Publico), una tv (Sexta) e con beIN, partner storico, il canale sportivo Gol.Un gigante che, quando il “boom” dei diritti del calcio arriverà al capolinea, rischia di scoprirsi con i piedi di argilla.siglato un accordo al ribasso (-250 milioni) per il mercato domestico. E la stessa Mediapro sta facendo molta più fatica del previsto a “piazzare” la Champions in Spagna.L’obiettivo è venderli a 1,3 miliardi, 200 milioni in più di quello che hanno pagato assieme a beIn. Ma la prima asta riservata alle tlc è stata un flop: Vodafone non ha presentato offerta, Movistar (Telefonica) e Orange sì, ma a prezzi decisamente inferiori. «Non intendiamo finanziare la bolla dell calcio» ha spiegato papale papale Samuel Muñoz di Orange Spagna. «La Liga ci interessa, ma non a ogni prezzo», gli ha fatto eco Sergio Oslé, responsabile tv di Telefonica. Qualche dubbio c’è pure sul prezzo pagato per la vittoria di Mediapro in Francia, anche se a sollevarlo sono gli sconfitti nella partita: «Per ammortizzare i costi Mediapro dovrebbe avere 7 milioni di abbonati disposti a pagare 15 euro al mese sul suo canale», ha calcolato Max Saada, presidente di Canal+, «BeIN è in Francia da 6 anni e pure avendo Coppa del Mondo, Eurolega e basket ne ha appena 3,5. Tutti mi chiedono se Canal + sopravviverà senza calcio. La vera domanda è come farà a sopravvivere Mediapro dopo aver offerto queste cifre fuori dal mondo». E come sopravviverà la Ligue1 se Mediapro non ce la facesse?