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 2018  giugno 03 Domenica calendario

Maroni: «Chi guida il Viminale non deve fare proclami. Rimandarli a casa non è facile»

Roberto Maroni, lei è leghista e ha fatto per due volte il ministro dell’Interno: cosa deve fare o non fare Salvini al Viminale?
«Non deve fare grandi annunci e fare troppo il politico. Gli ho posto il problema dell’opportunità di fare il ministro e insieme il segretario federale della Lega. Fare il ministro dell’Interno nel modo giusto vuol dire stare in ufficio dalle 9 del mattino alle 21 di sera. Girare il territorio e stare vicino ai poliziotti. Quel rango richiede una riservatezza che altri ruoli non richiedono. È il responsabile unico della sicurezza nazionale. Non può mettersi a fare proclami tutti i giorni, cosa che invece farà Di Maio».
Dovrebbe dimettersi da segretario?
«Questo lo deve decidere lui.
L’unico che ha riunito le due cariche è stato Alfano e non mi pare sia finita benissimo».
Cosa dovrebbe fare?
«L’immigrazione è un tema complicato. Rimandare a casa i migranti non è così semplice.Devono essere rimandati nei paesi di origine, non di provenienza. Con la Tunisia è facile, non con la Libia.Consiglierei prudenza, prima di dire ne rimandiamo a casa 100mila.Poi c’è la lotta alla mafia e la gestione dei beni sequestrati.Dovrebbe rilanciare l’Agenzia per le gestione di questi beni che io avevo creato e che il governo successivo ha lasciato andare chiudendo le sedi territoriali».
È d’accordo su Tonelli, sindacalista del Sap, sottosegretario al Viminale?
«Partita delicata, con pro e dei contro. Nella polizia il sindacato è un interlocutore necessario, ma è un corpo particolare. Sarebbe una buona scelta perché conosce bene quel mondo, ma rischia di essere considerato di parte. Se un ministro si fa percepire come uno che decide, può prendere chiunque.Altrimenti rischia di demotivare, che è la cosa peggiore».
Lei aveva consigliato a Salvini di non cedere ai grillini e di andare alle elezioni. Non le ha dato retta. Ha sbagliato?
«Ritenevo che anche per lui fosse la soluzione migliore. Di Maio ha già fatto pesare che ci sono dieci ministri loro e solo sei della Lega.Temo che questo governo sia complicato da gestire e soprattutto che prevalgano temi cari ai 5 Stelle e non alla Lega. Non faccio il tifo perché fallisca e non partecipo alle chiamate alle armi. Voglio che Salvini vinca la scommessa, ma ho delle riserve».
Quali?
«Il reddito di cittadinanza che io chiamo assistenzialismo di cittadinanza. Il premio Nobel Yunus, che non è leghista, dice che il reddito di cittadinanza rende più poveri e nega la dignità alle persone».
Condivide la chiamata alle armi di Berlusconi?
«Cerca di coprire uno spazio lasciato libero nel centrodestra moderato. Gli voglio bene, ma dubito che oggi sia in grado di rilanciare politicamente quell’area come fece con l’ultimo predellino».
Il centrodestra è finito?
«Quello che ho conosciuto io con il giuramento del governo non esiste più. C’è un’area di centrodestra che non ha votato questo governo e ora abbiamo davanti due scenari».
«Un’area moderata che può valere il 15%. Se qualcuno riuscirà a metterla insieme rinascerà un centrodestra rinnovato. Se Berlusconi molla e nessuno prenderà la sua eredità, questi elettori resteranno a casa».Per Salvini sarebbe una “vittoria di Pirro”?
«No, lui vuole chiudere la pagina berlusconiana che abbiamo conosciuto negli anni ‘90. Con un nuovo sistema bipolare. Da una parte, il mondo grillino e dall’altra la Lega che diventerà il nuovo partito conservatore come nella tradizione americana. Inglobare tutti, però, è una sfida difficile».
Lei resterà nella Lega? Andrà a Pontida il 1° luglio?
«Certo. La Lega è il mio partito e non l’ho mai messo in discussione.Qualche volta ho una posizione che si discosta da quella di Salvini, ma capitava anche con Bossi».
Quanto durerà il governo?
«La luna di miele finirà il 26 maggio 2019 con le Europee. Se Lega e 5 Stelle avranno governato bene nascerà veramente la Terza Repubblica e gli altri partiti avranno un ruolo marginale. Se invece Salvini e Di Maio si metteranno a litigare il governo non finirà la legislatura».
Ha fatto bene Salvini a correggere il ministro Fontana sui gay?
«Fontana è un giovanotto, che deve rendersi conto che non è più all’opposizione a Bruxelles e che quello che dice coinvolge tutto il governo. È stato un peccato di gioventù».
Cosa pensa sulle famiglie gay?
«Io sono per la famiglia descritta dalla Costituzione, ma c’è una legge, la Cirinnà, e va rispettata».