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 2018  giugno 03 Domenica calendario

Le parodie di Capatonda

Lo stesso personaggio che attraversa diversi generi cinematografici – dal noir alla commedia sexy, dal fantasy all’horror, dal western ai film di supereroi: è l’idea surreale di Maccio Capatonda che ha tradotto in una nuova serie tv la sua cifra comica. Gianfelice Spagnagatti (interpretato, ovvio, da Maccio) si ritrova all’improvviso catapultato nel West dove incontra 10 dita Johnson che si chiama così perché sommando le dita delle mani si arriva a quella cifra… Poi viene trasportato nell’horror dove incrocia «il classico cretino che muore per primo», quello che va nel bosco quando è evidente che non dovrebbe. Le atmosfere si fanno fantasy con la principessa della ContenTerra che assaggia il frutto del melodrammo che rende il regno una TrisTerra. Se spuntano cosce e minigonne e si materializza pure il vero Alvaro Vitali non c’è dubbio: siamo nella commedia sexy.
Dal 7 giugno tutti gli 8 episodi di The Generi (è il titolo, in ogni puntata un genere diverso) saranno disponibili su Now Tv, la internet tv di Sky, e anche su Sky on Demand. Spiega Marcello Macchia (è il vero nome di Capatonda): «Il protagonista è uno spettatore della sua vita, come accade a tutti noi, ormai circondati da comodità estreme che ci permettono di passare la vita in casa. Grazie alla tecnologia abbiamo il cinema, il cibo, pure il lavoro, tutto a portata di mano tra le mura domestiche. La verità è che siamo passivi, siamo sommersi di contenuti e deleghiamo la nostra emotività ai media».
Questo è il punto di partenza, una riflessione critica, che genera spunti comici, cortocircuiti lessicali (un suo classico), situazioni tra l’assurdo e il demenziale che si colorano di effetti surreali. The Generi – scritta da Maccio Capatonda con Luigi Di Capua dei The Pills – fa leva sugli stereotipi dei film di genere ricreando inquadrature, costumi, immagini in cui gli spettatori si riconoscono; rivisitando sia dal punto di vista formale sia di contenuto i generi nei loro peggiori, abusati e per questo ridicoli luoghi comuni. 
Maccio Capatonda (tra i suoi lavori Mario per la tv, Italiano medio e Omicidio all’italiana per il cinema) non è uno che fa sconti a un altro genere, quello umano, di cui non sembra avere grande stima: «Qui il protagonista non è il mio solito italiano medio, analfabeta e ignorante. In questo caso è una persona che ha sempre vissuto una vita da comparsa, ha abbandonato le sue aspirazioni, ha paura del conflitto e del confronto. In questo mi sento un perfetto uomo medio, simbolo della mia generazione: grazie al progresso l’uomo è diventato immobile e trae soddisfazioni solo nel guardare sport, film e serie in tv. Sembriamo indifferenti nella vita, ma appassionati nel mondo virtuale; inariditi nei sentimenti con le persone, ma emozionati di fronte alla finzione. Mi sembra che stiamo perdendo la capacità di vivere e quello del protagonista in fondo è un po’ un viaggio spirituale». Un sottotesto impegnato, ma risolto sempre in chiave comica, perché c’è sempre un filo sottile che lega tragedia e farsa. 
Maccio (nato a Vasto nel 1978) è cresciuto con la comicità di Massimo Troisi, Carlo Verdone, Francesco Nuti, Nino Frassica e Corrado Guzzanti ma è stato Ritorno al futuro a fargli cambiare vita: «Avevo 7 anni quando lo vidi per la prima volta e capii che dovevo fare quello, anche se non capivo esattamente cosa fosse e come si facesse. A 9 anni mi feci regalare una telecamera».
La satira sociale è nelle sue corde, quella politica invece no: «Anche in questo caso non faccio eccezione, sono l’italiano medio e menefreghista, la politica non la capisco e non la seguo. Sono cresciuto con la televisione e la politica l’ho sempre percepita come un contenuto televisivo noioso, a differenza dell’intrattenimento che è un contenuto televisivo divertente. C’è anche un altro aspetto: vivere una vita comoda ti porta a non avere ideali». C’è qualcosa che fa arrabbiare Maccio Capatonda? «Purtroppo nulla».