Corriere della Sera, 3 giugno 2018
Federico, dj fenomeno a 14 anni. «Io in discoteca, ma con papà»
«Ma ste fe’, con tutto quel baccano lì …?». La nonna Carla lo prende in giro e lui – Federico Gardenghi, 14 anni, il dj più giovane al mondo – scoppia a ridere. Sono nella casa di Rho (Milano), l’adolescente deve ripassare algebra per gli esami di terza media, la nonna lo mette sotto. Ma lui, cuffie e musica nelle orecchie, deve anche prepararsi per il Dj set che avrà in serata. Ha iniziato ad esibirsi alla consolle quando era alle elementari e adesso ai suoi eventi, in giro per il mondo, partecipano in migliaia (addirittura un milione di persone alla recente street parade di Zurigo). Ad accompagnarlo, stando dietro le quinte, c’è sempre il papà: «Mi batte il cinque prima e dopo la performance. Si diverte come me, o almeno spero», dice con l’aria leggera e sbarazzina di chi la prende come un gioco.
Durante la settimana a scuola, nei week end ai festival techno dove è la star. Ad ascoltarlo sono i trentenni, anche per l’orario serale delle esibizioni: fuori dai locali c’è il cartello «vietato ai minorenni», quindi in teoria lui non potrebbe nemmeno entrare. Eppure fa ballare tutti.
All’inizio non è stato semplice, neanche per i genitori, investiti dalle critiche: «Ci accusavano di mandare un bambino in ambienti dove circola la droga, la notte – dice papà —. Ma ora iniziano a ricredersi, la felicità e professionalità di Federico e l’attenzione che ci mettiamo nel seguirlo sono andati più veloce delle loro lingue».
Federico viene da una famiglia unitissima. Al centro, i due figli. Cosa ti piace fare più di tutto, Fede? «Azzuffarmi con mia sorella», risponde lui ammiccando a Sofia, che ha dieci anni e a sua volta è campionessa regionale di ginnastica ritmica: «Settimana prossima partecipa alle finali nazionali – la appoggia il disk jockey —. Al venerdì sera spesso ci separiamo per 48 ore. La mamma accompagna lei con il treno alle gare in giro per l’Italia, il papà porta me con l’aereo nelle tournè in Europa». E dire che tutto è iniziato per scherzo, quando aveva quattro anni.
«Sì – racconta Federico —. Sentivo musica ovunque, in casa, in macchina. Ho iniziato ad avere i miei gusti e a chiedere ai miei di vedere insieme video su Youtube. Così, sempre con i video, ho imparato a gestire le consolle». Poi la svolta, 31 dicembre 2011. Era capodanno, Federico (7 anni) era con la famiglia in montagna.
«Un marchio delle birre organizzava un grande evento di pomeriggio, io vedevo le consolle professionali e avevo l’acquolina in bocca, avrei dato non so cosa per provare, ho stufato talmente tanto i tre organizzatori che alla fine, quando la gente era già andata via e stavano quasi sbaraccando, mi hanno fatto avvicinare, sottolineando con mio padre che era una attrezzatura da 30 mila euro e 30 mila watt nelle mani di un bambino...».
Fu mezz’ora di gloria, invece. Qualcuno caricò il video su Youtube e dopo poco arrivò una chiamata da Catania. Il primo festival. «Avevo il cuore in gola, sul palco ero solissimo, in platea trecento persone»: ma fu la consacrazione di un successo che nasceva.
Ieri sera, prima di un grande Dj set in favore della Fondazione Rava, gli è venuta voglia di andare a suonare ad Haiti, «dove i ragazzi non hanno niente». Il sogno è conoscere il più grande dj al mondo, l’olandese Armin van Buuren («mi metterei a piangere, se mi stringesse la mano»). L’anno prossimo liceo scientifico a Milano, in futuro professione «Dj o architetto». E cosa ti emoziona di più? «L’ultima canzone dei concerti, e l’attimo finale in cui saluto il mio pubblico».