Corriere della Sera, 3 giugno 2018
Castelli in aria per la quasi ministra
La smemorata di Collegno. Anche per i grillini un invito a «Porta a Porta» vale un’investitura. Laura Castelli, fervente No Tav, sembrava avercela fatta, in video parlava già come un ministro, parlava come Evita. Nonostante Bruno Vespa le avesse amabilmente rivolto una battuta («Lei alle Infrastrutture sarebbe come Dracula alla guida dell’Avis»), pareva che la strada fosse spianata. Fra i due c’era empatia. Poi qualcosa, in questa allegria di naufraghi, deve aver rovinato i piani. Pare che in passato la deputata torinese sia stata l’autrice di email non proprio simpatiche nei confronti dei dioscuri pentastellati, Di Maio e Dibba, e quando si apre una voragine il passato non passa mai. Di lei si ricordano: la surreale discussione sull’euro da Lilli Gruber (presente Cottarelli), la memorabile gaffe a un convegno dei Dottori Commercialisti dove involontariamente ha confessato di aver fatto esercizio abusivo della professione. E altro ancora.
In Parlamento ha dichiarato, in maniera un po’ ambigua, di voler usare l’olio di ricino, ha utilizzato il gesto dell’ombrello e nel salotto di «Agorà» ha sostenuto che i dipendenti pubblici in sciopero sono pagati dallo Stato («Non è uno sciopero volontario, è uno sciopero pagato con i soldi pubblici»). Perfetta per un ministero. Basta aspettare. È il cambiamento, bellezza, e noi non ci possiamo fare niente.