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 2018  giugno 02 Sabato calendario

Il Delaware vieta i matrimoni delle minori con i loro aguzzini

Dawn Tyree aveva 11 anni quando il suo aguzzino, un amico di famiglia, cominciò a molestarla. Circa un anno dopo rimase incinta del suo molestatore. Quando i suoi genitori lo vennero a sapere, anziché rivolgersi alla polizia, optarono per un’altra soluzione. «Decisero così che avrei dovuto sposarlo», ricorda Dawn, che all’età di 13 anni, si ritrovò ad essere moglie del suo aguzzino. Così scrive Nicholas Kristof nella pagina degli editoriali del New York Times in merito al fenomeno dei matrimoni di minori, o meglio dire di bambini. Fenomeno in risposta al quale il Delaware ha introdotto da poco il primo divieto assoluto, senza nessuna eccezione. «Si è trattato di un evento storico per le donne e le bambine, è la fine di un retaggio sessista che distruggeva la vita di tante ragazzine, commenta Fraidy Reiss, dell’organizzazione «Unchained at Last», che combatte proprio i matrimoni di minori.
Una ragazzina ogni 11 secondiEppure lo è stato, visto che la stessa organizzazione stima in 250 mila il numero dei minori che si è unito in matrimonio negli Stati Uniti, tra il 2000 e il 2010. Complessivamente nel mondo, una ragazzina di 14 anni o meno viene unita in matrimonio ogni 11 secondi, secondo la Ong «Save the Children». E lo stesso dipartimento di Stato Usa è in prima linea nel condannare il fenomeno delle spose bambine in Africa e Asia, ma al contempo nessuno Stato americano aveva leggi di contrasto in materia, escluso il Delaware appunto. «È un segnale importante, le cose stanno finalmente cambiando», spiega Kristof, due volte vincitore del Premio Pulitzer e giornalista che si è distinto per le inchieste sulle violazioni dei diritti umani. In realtà un precedente esiste: un anno fa il governatore di New York, Andrew Cuomo, ha varato un provvedimento che limita i matrimoni fra minori, imponendo l’età minima a 18 anni, ma con l’esenzione per 16 e 17enni che hanno il consenso dei genitori, per 14 e 15enni che hanno l’autorizzazione del giudice. E altri Stati potrebbero seguire l’esempio di New York o addirittura del Delaware. Ciò nonostante l’opposizione di gruppi conservatori, che rivendicano il diritto delle giovani donne in attesa di un figlio a sposare il padre del nascituro. La loro convinzione è che il matrimonio «riparatore» sia un modo per evitare l’aborto, o quanto meno di fare in modo che il bambino cresca con due genitori. «Capisco l’intento – conclude l’editoriale -, ma spesso i matrimoni di spose bambine sono unioni forzate tra giovani abusate e i loro aguzzini».