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 2018  giugno 02 Sabato calendario

Mattino, Caltagirone taglia costi e direttore

Licenziato dalla sera alla mattina. In tronco. Con la stessa brutalità con cui l’editore Francesco Gaetano Caltagirone negli anni scorsi ha licenziato i poligrafici, dando il via a una mattanza di tagli e prepensionamenti che stanno rendendo il Mattino un giornale sempre più povero di firme e contenuti. Politiche che rappresentano la causa e l’effetto dell’esonero di Alessandro Barbano, che da ieri e dopo cinque anni e mezzo alla guida del Mattino è un ex direttore in cerca di lavoro. Al contrario dei predecessori Mario Orfeo e Virman Cusenza, che lasciarono le stanze di via Chiatamone a Napoli per approdare in Rai o al Messaggero.
Barbano era entrato in rotta di collisione con l’editore da un anno. Soffriva, e non lo nascondeva, ma invitava i suoi collaboratori a resistere: “Stringete i denti, non soltanto perché non voglio diventare il capocronista del Messaggero”. Una metafora per ribadire che il Mattino doveva mantenere il suo ruolo: quello di più autorevole quotidiano del Sud, in grado di incidere sul dibattito nazionale, e non il giornale locale di un gruppo romano. Ma per questo servivano investimenti e risorse, da ricavare nella crisi generale della carta stampata, (il Mattino è sceso sotto le 30mila copie) che cozzavano con le intenzioni di un editore che tagliava giornalisti e collaborazioni, e stava disinvestendo fino a trasformare il Mattino in una succursale del Messaggero. L’accelerazione negli ultimi mesi. Due i fattori scatenanti. Il primo. La decisione di Caltagirone di lasciare la storica sede di via Chiatamone, per trasferire entro il 2019 uffici e redazione al Centro Direzionale, dove dopo le 19 non si vede anima viva in giro. Sarebbe funzionale a un progetto del costruttore per il quale esiste un ‘permesso a costruire’ datato 9 marzo. Ciò consentirebbe di riconvertire il prestigioso immobile di Chiaia a usi commerciali. Fonti dell’amministrazione comunale di Napoli confermano che il permesso c’è, è tutto regolare, bisognerebbe dare il via ai lavori entro un anno. Di qui la fretta a sgomberare la redazione. Poi il 29 maggio c’è stata l’omologazione della grafica del Mattino con quella del Messaggero. Si risparmia sulla produzione delle pagine nazionali: arrivano belle e pronte da Roma.
Alle 15:30 Barbano ha salutato la redazione in un clima di commozione e di paura. Paura che presto possa toccare a qualcun altro. “Speravo di diventare direttore, ma non in questo modo” avrebbe detto dispiaciuto Federico Monga, il vicedirettore al quale Caltagirone ha affidato la successione di Barbano. Il terrore, dicevamo. Si taglia a fette. “Tutti se la fanno sotto” racconta una voce anziana del quotidiano coperta da anonimato. Lunedì dovrebbe svolgersi un’assemblea di redazione.