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 2018  giugno 02 Sabato calendario

Se “Perfetti sconosciuti” parla cinese

«Abbiamo visto il film spagnolo». Cominciamo male, ma gliela perdoniamo. È italiano, Perfetti sconosciuti. «Aaaah!», la coppietta, sulla trentina, figlio di quattro anni a casa, si scusa.
«È la prima volta che ne vedo uno in sala – dice lui – aveva voti alti e in effetti è bello, gli darei otto». Secondo Douban, l’app di recensioni social che tutti i cinesi compulsano, vale pure di più: la media è 8,6 stelle, quasi un punto sopra l’equivalente “occidentale” Imdb. Un po’ questo, un po’ il passaparola.
Fatto sta che in Cina, due anni dopo l’uscita italiana, il film di Paolo Genovese sulla seconda vita che nascondiamo dentro il cellulare sta andando forte, spettatori e incassi oltre le attese. Dentro la piccola sala 6 di questo cinema Wanda a Pechino forse ci avviciniamo al motivo.
Prima dei titoli di testa, delle venti persone presenti (pochine, ma è lo spettacolo delle 17), non ce n’è una che non stia chattando. «Quello di cui parla il film ci somiglia», dice all’uscita Fei, generazione ’80, jeans e maglietta a righe. La Cina come l’Italia? Che i cittadini del Dragone vivessero attaccati al telefono, anche più di noi, lo sapevamo. Che ci occultassero le loro magagne è una sorpresa.
«Molti qui hanno una seconda vita», azzarda enigmatica una distinta signora di mezz’età, scivolando via sulle scale mobili del cinema senza aggiungere altro. «Non andate a vederlo con il fidanzato, avrete problemi», consiglia una ragazza in Rete.Chao invece, 28 anni e un lavoro in una società “del web”, non ci sta: «Non tutti hanno qualcosa da nascondere», timido ma deciso. In effetti il film estremizza un po’: ognuno dei protagonisti ha scheletri nello smartphone. «Baruffe all’italiana all’ennesima potenza», dice un ragazzo, visibilmente apprezzando.
Il parziale del primo weekend dice 2,9 milioni di dollari, quinto posto al box office. Non un’enormità, ma parecchio considerato che lo spinoff di Star Wars su Ian Solo è stato sotto i 10 milioni. Intendiamoci, non a tutti è piaciuto. «Per 90 minuti li guardiamo cenare nella stessa stanza», dice Pai.
Oggettivo, al massimo escono in terrazza a fumare. «Questi italiani hanno risparmiato sul budget». Certo, se lo confronti alle altre pellicole in cartellone al Wanda, da Avengers a Jurassic Park… «Ma questa è vita reale, non un altro blockbuster di Hollywood», obietta Fei. Il gioco del riconoscimento sceneggiato da Genovese sembra funzionare pure qui, a sette fusi orari e culturali di distanza. Ci stareste a una sfida del genere, rendendo pubblico tutto quello che passa dal vostro cellulare? La coppietta ammutolisce, lui tentenna. Ma poi prende il telefono e lo fa combaciare con quello di lei: «Una famiglia non deve essere così». Lo fa scorrere un po’, in modo che si sovrappongano solo a metà: «Noi siamo così».