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 2018  giugno 02 Sabato calendario

Dolomiti, il super trekking nei luoghi della guerra. Messner: «Sentiero di pace»

È il primo percorso di sentieri senza frontiere. Un concetto nuovo di itinerario escursionistico che ora unisce il benessere della camminata e dell’arrampicata in montagna alla libertà di attraversare nazioni e luoghi diversi lungo l’arco alpino orientale. È stato ribattezzato “Dolomiti senza confini” e ad inaugurarlo, il 9 giugno, sarà il grande alpinista altoatesino Reinhold Messner che poserà una targa con l’indicazione dei territori di Austria, Bolzano e Belluno. Oltre cento chilometri che si snodano, su vie ferrate e mulattiere, tra 17 rifugi in un’area che comprende Italia ed Austria e le province di Bolzano e Belluno, tra il Cadore, il Comelico e la Pusteria.
Grazie agli sforzi congiunti della Provincia di Belluno, Fondazione Dolomiti Unesco, con il Club Alpino Austriaco e l’associazione per il Turismo di Sesto, il sogno di un’unica grande zona escursionistica, con differenti percorsi attrezzati, è adesso una realtà, tanto che le guide alpine di Moso, dell’Alta Pusteria, di Auronzo, del Cadore e del Comelico, la stanno già proponendo come la principale attrazione del luogo per gli amanti della montagna ed in particolare delle vie ferrate. Aria pulita, paesaggi meravigliosi e soprattutto la possibilità di muoversi senza limitazioni, senza barriere. «Ho sempre sostenuto che le montagne uniscono e non dividono – spiega Messner – ma se torniamo indietro di cento anni, ai tempi della prima guerra mondiale, servivano come baluardi per difendersi e dividere. Furono il teatro di eventi drammatici, tanta gente vi perse la vita, non solo negli scontri a fuoco tra i soldati, ma anche per il freddo. Molti alpinisti che erano stati uniti in cordata si ritrovarono a dover combattere su fronti opposti. In un momento di spinte centrifughe per l’Europa, questa nuova “alta via” ci ricorda che la montagna non ha frontiere».
Dove un tempo c’erano trincee, gallerie e postazioni militari ricavate fin sulle vette più impervie, ora si percorrono vie ferrate che sono state ripristinate e messe in sicurezza con la sostituzione di corde metalliche e chiodi e l’installazione di gradini. Si spazia dalle Tre Cime di Lavaredo al Popera, dal Monte Paterno alla Croda dei Toni, dalla Croda Rossa di Sesto a Cima Vallona. «È una realtà che ci riempie di orgoglio – dice Beppi Monti, gestore del Rifugio Carducci a 2.297 metri di altitudine, posizionato in un anfiteatro selvaggio e silenzioso nelle Dolomiti tra Auronzo e Sesto – le Dolomiti non sono più una barriera di protezione ma una zona di incontro e di amicizia. Questa via in quota collega ben 12 percorsi attrezzati di elevato valore alpinistico e storico che si sviluppano a cavallo tra due nazioni e tra il Cadore e la Pusteria dalle Tre Cime alla Valle della Gail. Un cammino della pace sui luoghi della guerra, dove gli appassionati di montagna di qualsiasi nazionalità possono incontrarsi per coltivare quell’amicizia che su queste montagne fiorisce più in fretta e ha i colori dell’arcobaleno». Bisogna salire dal fondovalle e faticare, però, per arrivare in alto e contemplare l’orizzonte. «I percorsi sono di diversa difficoltà – spiega Daniel Rogger, giovane guida alpina della Scuola di Alpinismo Tre Cime di Sesto, cresciuto al Rifugio Pian di Cengia gestito dalla sua famiglia – alcuni sono alpinistici, altri su vie ferrate, altri ancora classici sentieri per escursionisti. Le possibilità e le combinazioni sono innumerevoli, come anche le cime da ammirare da differenti punti di osservazione». I rifugi sono l’anima e la struttura portante di questa nuova via transnazionale aperta a tutti. «L’idea del ponte invece della barriera è stata fatta propria dai rifugisti che aderiscono a questo progetto – aggiunge Monti – ed è grazie al nostro contributo e al finanziamento di Dolomiti Live che dopo il 9 giugno inizieremo ad accogliere le persone su questi percorsi».