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 2018  giugno 02 Sabato calendario

Deutsche Bank bocciata da S&P’s, tagliato il rating

«I livelli della nostra esposizione al rischio di credito e di mercato sono bassi, come raramente lo sono stati. La speculazione, per la quale potremmo essere esposti a forti contraccolpi dalle incertezze politiche in Italia, è completamente infondata». Il neo-ceo di Deutsche Bank Christian Sewing ha scelto ancora una volta ieri la formula della lettera ai dipendenti per contrastare una nuova ondata di cattive notizie sulla banca, non da ultima quella – subdola e strisciante – del rischio contagio che partirebbe da una crisi italiana e finirebbe per mettere alle corde DB. 
In risposta al declassamento di S&P’s dalla A- alla BBB+ (evitabile forse ma non sorprendente partendo da un severo negative credit watch assegnato ad aprile proprio con l’arrivo del nuovo ad), Sewing ha ricordato che il CET1 della banca al 13,4% è superiore al requisito normativo del 10,65% e migliore di molte altre banche sistemiche. I livelli di liquidità sono ai massimi storici a quota 279 miliardi, con un indice di copertura della liquidità pari al 147%, superiore di 84 bn rispetto al livello richiesto del 100%. Inoltre la capacità totale di assorbimento di perdite della banca, o “Tlac”, è di circa 124 miliardi, 40 sopra il requisito 2019. Il titolo in Borsa anche ieri è stato oggetto di forte volatilità, con un minimo a 9,17 euro sotto la chiusura di 9,28 del giorno precedente e un massimo di 9,53 (+4,2%) chiudendo a 9,44 (+1,78%): aveva perso il 7% giovedì sotto la scure della vigilanza Usa. Il titolo ha continuato a orbitare sotto la soglia dei 10 euro. Il fatto che il declassamento aumenterà il costo della raccolta della banca, in un contesto di mercato non facile a causa della turbolenza italiana e spagnola e della guerra sui dazi scatenata da Trump, non preoccupa il numero uno di DB che ha fatto sapere di avere un piano di raccolta 2018 in stato avanzato. Tutti i rating su DB hanno ora outlook stabile: sul mercato dei bond la tendenza conta a volte più di una rating action già scontata nei prezzi. 
Sewing ha poi gettato acqua sul fuoco sulle notizie, risalenti a un anno fa ma uscite in questi giorni, riguardo la sentenza della vigilanza Usa che considera in cattive acque le controllate americane del gruppo. I regolamenti Usa impongono alle banche estere che operano negli Stati Uniti di creare una holding sul posto e quindi il collegamento tra il gruppo DB e le attività Usa è stato tagliato: tuttavia questo è stato l’ennesimo colpo allo standing creditizio globale della banca, gettando un’ombra anche sulla vigilanza europea. Ieri fonti vicine alla Bce, interpellate da Reuters, hanno fatto sapere che la banca ha fatto «buoni progressi nell’ultimo anno per rispettare i requisiti regolamentari». Le stesse fonti hanno detto che il management tiene le redini strette, e che «i livelli del capitale e della liquidità sono buoni, e la vigilanza (europea, ndr) è rassicurata dai piani che vede». Il piano Sewing, che ricalca quello del precedente ceoJohn Cryan, punta su riduzione del business in Usa e nell’equity, taglio dei dipendenti da 97mila a sotto i 90mila, calo del costi e il ritorno alla redditività al 10% del Roe dal 2021 con un’attività più tradizionale di banca commerciale, transaction e private bank in Germania (grazie alla fusione con Postbank) ed Europa: percorso troppo lento per alcuni azionisti.
Quel che non dice la lettera di Sewing è che Deutsche Bank detiene solo 2,9 miliardi di titoli di stato italiani, a valori di mercato mark-to-market. La nota storia che la banca disinvestì pesantemente dalle sue posizioni in titoli di Stato italiani, spagnoli, greci e portoghesi, al picco della crisi del debito sovrano euro (non per attaccare l’Italia ma per assicurare la propria sopravvivenza) evidentemente ora sta dando i suoi frutti, esponendo meno DB al rischio-Italia diretto. Esiste però un’esposizione indiretta ed è quella di una turbolenza che dal settore bancario italiano finirebbe per contagiare il settore bancario europeo. E questo perchè l’Unione bancaria è rimasta a metà strada: manca all’appello la garanzia unica sui depositi bancari e il back-stop tramite Esm al Fondo di risoluzione europeo. Senza contare che a livello di rischio sovrano non sono stati fatti concreti progressi su safe asset, rainy day funds e Fme.