il Giornale, 2 giugno 2018
La prima di Pedersoli jr tra pugni, calci e ko: «Mi manda nonno Bud Spencer»
Si chiama come lui, Carlo Pedersoli, eppure non è lui. Ma i pugni, guarda caso, sono sempre una questione di famiglia.
In effetti c’è più di un motivo se Carlo Pedersoli jr, nipote dell’indimenticato Bud Spencer, scomparso giusto due anni fa, di mestiere fa a pugni. Ma non finti come quelli nei film di Bud Spencer e Terence Hill. Sono proprio cazzotti veri. Allora, meglio alzare la guardia e prestare attenzione. Altrimenti? «Altrimenti ci arrabbiamo!» avrebbe detto lo storico duo. Se c’è una cosa che nella vita non mente mai, quello è il dna. Nelle vene di Carlo Pedersoli jr scorre il medesimo sangue del mastodontico Bud. Per questo, il ring non poteva che rivelarsi il palcoscenico naturale per il nipote di uno che nei film ha sempre distribuito cazzotti a destra e a manca. E la carriera del giovane Pedersoli jr, in arte «Semento» («Cemento»), a venticinque anni e dopo un ruolino quasi perfetto di 11 vittorie e 1 ko, è iniziata come meglio non avrebbe potuto. Con un successo. Al debutto tra i grandi. Solo il tempo dirà se sarà il primo di una lunga serie.
Ma l’obiettivo, di certo, è uno soltanto: diventare una star. Non del cinema, come il nonno. Ma una star dell’Ufc, il circuito di Mma (arti marziali miste) più famoso al mondo. Ci piace immaginare che da lassù l’angelo Bud stia osservando quello che combina il nipote, di fronte a un’immancabile squisito piatto di fagioli.
Come detto, buon sangue non mente. Già perché il grande, grosso e sorridente Bud era anche un ottimo pugile. «Combattevo nei pesi massimi, ma quando vedevo l’avversario in difficoltà, non avevo la cattiveria per mandarlo al tappeto, per finirlo. Ero troppo buono». Il nuoto, invece, il suo primo amore: quello che lo ha fatto salire alla ribalta. Lui, che è stato il primo italiano a scendere sotto la soglia del minuto nei cento stile libero, ha vinto venti titoli nazionali e ha preso parte a più di una edizione delle Olimpiadi, facendo in tempo pure a vestire la calottina del Settebello. Ma nella vita di Pedersoli, c’è stato anche tanto rugby e, come detto, c’è stato il ring, anche nei film, come in Bomber. Eclettico come pochi, «ho fatto tutto, tranne il ballerino d’opera e il fantino» amava ricordare sempre, una volta diventato Bud Spencer, insieme a Mario Girotti Terence Hill ha formato una delle coppie più spassose e divertenti del western made in Italy. Film che, tra l’altro, a distanza di cinquant’anni, continuano ad essere trasmessi sulle tv nazionali e sempre con indici di ascolto da record.
Ora, però, c’è un altro Carlo Pedersoli a caccia di record e che le botte, dal canto suo, le vuole dare per davvero. E, conversando con il Giornale, nel ricordare il caro nonno Carlo Pedersoli jr si scioglie in un sorriso ancora più largo. «Mio nonno mi ha lasciato in eredità davvero tanto: su tutte l’amore per lo sport e la giusta attitudine».
Un’eredità e un nome che non gli pesano affatto. «Anzi, mi dà una carica importante. D’altronde il mio motto è sky is the limit, quindi non mi pongo limiti per arrivare il più alto possibile». Per ora, la lotta è la sua vocazione, ma chissà che in un futuro prossimo non scelga di fare l’attore. «Mi affascina, vedremo in futuro».
Nel frattempo l’attenzione è focalizzata sulle arti marziali, uno sport brutale ma che piano piano sta acquisendo sempre più popolarità tra i giovani. «Anche se sono il nipote di Bud Spencer non ho bisogno di riscatti, combatto perché è la mia vita». Avversari, fatevi avanti. Carlo è pronto a raccogliere un’altra sfida. Il nonno lo chiamavano Bulldozer. Lui è semplicemente Carlo Pedersoli jr.
Occhio a non farvi riempire di botte.