Corriere della Sera, 1 giugno 2018
Fare soldi con i crolli. Btp e azioni, il diario della speculazione
Ieri i mercati si sono ripresi sulle voci dell’arrivo di un governo politico Lega-M5S senza spinte anti euro. Ma il diario di questi quindici giorni di impazzimento dei listini – con il rendimento sui Btp decennali salito fino al 3% e Piazza Affari che ha bruciato decine di miliardi – spiega bene come situazioni di forte «volatilità politica» possano innescare meccanismi automatici che affossano le Borse e fanno impennare il costo del debito pubblico, specialmente se si diffonde il sospetto di un evento choc come un’uscita dell’Italia dall’euro.
Ma che cosa è accaduto tecnicamente sui mercati? «Abbiamo vissuto un’escalation in tre fasi» – spiega Antonio Pace, hedge fund manager di Investcorp, a capo di un fondo che investe sulla base di analisi geopolitiche – Sull’Italia sono entrati in campo tre tipologie di giocatori finanziari: hedge funds, fondi pensione e investitori di lungo termine, fondi passivi mossi dagli algoritmi, che si sono influenzati reciprocamente: «Dalle scelte tattiche si è passati alle decisioni strategiche di investimento fino alla crisi “sismica”, con una fase che ha fatto da benzina all’altra. E tutto questo nonostante la crescita in Italia e in Europa e l’inflazione all’1,9% in eurozona».
La prima fase va dal 15 al 20 maggio: sono i giorni del programma di governo, con l’ipotesi del reddito di cittadinanza che poi spingerà Moody’s a mettere l’Italia sotto osservazione per un possibile declassamento del rating per timori sui conti pubblici. «Gli hedge capiscono che c’è un campanello di allarme nel programma e giocano tatticamente: non scommettono sulla rottura dell’euro ma su un indebolimento dei Btp». Così vanno «lunghi» sui Bonos, cioè comprano titoli di Stato della Spagna, e vendono allo scoperto i Btp aspettando di lucrare in pochi giorni sulla differenza tra i due titoli di Stato.
Ma domenica scorsa prima il dibattito su Paolo Savona ministro, quindi il veto del presidente Sergio Mattarella consolidano nei mercati l’idea che potrebbe andare davvero in Italia al potere una forza politica anti Ue. Insomma il rischio è reale. La reazione: da opportunità tattica la vendita dell’Italia diventa strategia.
Nonostante Londra e New York chiuse per festa, lunedì arriva un’ondata di vendite sui Btp, «specie da alcuni fondi pensione asiatici». Comincia l’uscita dall’Italia: -2% il Ftse Mib e 12 miliardi di valore bruciati in un giorno. Lo spread comincia a surriscaldarsi salendo a 230 punti. E succede la cosa più grave: il rendimento dei Btp a 2-3 anni sale più di quelli a 5-10 anni. Significa rischio imminente.
«Da qui è scattato il sell-off, cioè il “fuori tutto”, la terza fase», continua il gestore hedge. «Il mercato si è rifugiato nei porti sicuri, nei governativi Usa oltre che nei Bund, vendendo Btp e tutti gli altri titoli», in particolare delle banche italiane che sono piene di quei Btp svalutati. Martedì 29 lo spread tocca 320 punti, ai massimi dal 2014. Scattano gli algoritmi delle vendite automatiche da parte delle grandi gestioni passive di colossi come Blackrock o Fidelity. «Cioè macchine, robot, non persone», nota Pace.
La Borsa balla fino a mercoledì pomeriggio poi «la narrativa cambia». Arrivano nuovi segnali da Di Maio e Salvini, torna la possibilità di un governo politico oltre a quello tecnico di Carlo Cottarelli. E si arriva a ieri: «Chi era “corto” di Btp, cioè aveva venduto allo scoperto, attorno alle 10.30-11 aveva già ricomprato, tanto che il Btp 2 anni, che era salito fino al 2,4%, è tornato all’1%».
Non tutti hanno agito allo stesso modo: «Noi siamo andati contro il mercato», continua Pace, «abbiamo comprato l’Italia quando tutti la vendevano. Ora stiamo entrando sulle banche, perché hanno perso troppo. Di questa tempesta resterà uno spread più alto di circa 100 punti, almeno per un po’. E avrà effetti sull’economia reale, dal costo dei prestiti a quello dei mutui per la casa».