il Fatto Quotidiano, 1 giugno 2018
«Savona fu molto amico del Gran Maestro Corona»
Più o meno velatamente, la voce rimbalza da una decina di giorni, da quando cioè al Quirinale è scattato l’allarme sul suo nome, fino alla drammatica crisi istituzionale di domenica sera, 27 maggio, con il veto del capo dello Stato sulla sua nomina a ministro dell’Economia.
Parliamo ovviamente di Paolo Savona, l’ottuagenario economista che con le sue critiche all’euro è passato d’emblée da un solido ruolo d’establishment a quello di amico rivoluzionario del popolo gialloverde.
Un bel salto, appunto, nonostante le voci su una sua presunta affiliazione alla massoneria che ieri sono deflagrate grazie a un’indiscrezione riportata dal Corriere della Sera. Questa: Luigi Di Maio avrebbe detto a Carlo Cottarelli (che però smentisce) che Savona farebbe parte della massoneria americana. Tout court. Intendiamoci, essere iscritti a una loggia non è reato ma nel contratto di governo tra M5S e Lega c’è un’esplicita norma anti-massonica.
La leggenda, chiamiamola così, di Savona massone, dal prodigioso curriculum istituzionale e politico, comincia più di quattro decenni fa. L’economista frequentava il Pri di Ugo La Malfa, prima, e di Giovanni Spadolini poi. L’Edera repubblicana è il simbolo del secondo partito più antico d’Italia fondato alla fine dell’Ottocento (il primo fu il Partito socialista).
Laici e spesso massoni, tra i repubblicani di rango degli anni Settanta e Ottanta c’era il sardo Armando Corona detto Armandino, corregionale di Savona. I due erano amici e Corona nel 1982 fu chiamato a un compito severo e per certi versi immane. “Ripulire la massoneria dalla P2 di Licio Gelli”, come disse anni dopo un altro sardo d’élite, Francesco Cossiga.
Corona fu infatti eletto Gran Maestro del Goi, la maggiore obbedienza dei massoni italiani (più di ventimila affiliati oggi), dopo lo scandalo piduista che come un virus aveva contagiato politica, giornali, forze armate, servizi segreti, finanza e imprese (compreso l’imprenditore Silvio Berlusconi).
Dice il senese Stefano Bisi, attuale Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia: “Non mi risulta un’affiliazione di Savona però era vicinissimo ad Armandino Corona, questa è una cosa nota”.
Fin qui la parte visibile, meglio, ufficiale su Savona massone.
Indi ci sono i sospetti su logge più “coperte” e di sapore internazionale. Di qui il presunto riferimento alla massoneria americana attribuito a Di Maio.
Quello che è certo è che dopo gli anni repubblicani, Savona fu vicino al “gladiatore” Cossiga, cultore appassionato di grembiuli a cavallo tra la Chiesa e il Tempio massonico. È l’esclusivo mondo della cattomassoneria (teismo più deismo dal punto di visto speculativo) oggi ancora attiva e in prima linea nella guerra al nuovo corso di papa Francesco (ma questa è un’altra storia).
L’esponente più famoso di questa filiera, un tempo potentissimo, è stato l’ex piduista, nonché grande amico di Savona, Giancarlo Elia Valori. E non è un caso che in questi giorni, l’economista non voluto da Mattarella sia stato difeso sul Tempo da Luigi Bisignani, altro cattomassone ed ex piduista di vaglia.
Bisignani ha accusato Mario Draghi di essere il vero nemico di Savona e ha fatto un perfido riferimento a due “confraternite”: “Sono da sempre di due confraternite opposte in politica economica: keynesiano Draghi, neo-monetarista Savona”.
L’esatto opposto, però, di quanto sostenuto dai massoni progressisti di Gioele Magaldi, il Grande Oriente Democratico (God): “La guerra a Savona è opera di fratelli controiniziati, aristocratici e anti-keynesiani”. Chi ha ragione?